La doratura è un processo di decorazione ornamentale usato su
diversi materiali e con diverse tecniche per impreziosire un oggetto tramite l'apposizione
di un sottilissimo strato di oro, detto foglia. Più raramente sono usati sostituti per l'oro, quali
leghe che simulano il color oro, argento o rame. La doratura era una tecnica molto diffusa nell'arte e
nell'architettura medievale, specialmente in quelle bizantina e rinascimentale, dove la foglia d'oro veniva usata nei dipinti su
tavola di legno, per esaltare l'effetto visivo delle aureole dei santi, o il brillare del sole:
l'inattaccabilità alla corrosione dell'oro ha permesso a queste tavole di giungere fino ad oggi con immutato splendore.
Esistono diverse tecniche di doratura: Doratura a guazzo, Doratura a missione, Doratura a
conchiglia e a pastiglia, Doratura galvanica, Doratura a fuoco, Doratura su carta.
Doratura a guazzo
Tra tutti i tipi di doratura, questa è la tecnica tradizionale, ma è anche la più difficile.
La decorazione in oro arricchisce il dipinto sia da un punto di vista materiale, per la preziosità dell'oro,
che da quello artistico perchè da luminosità all'opera ed esalta i colori della pittura.
Alcune tavole in passato, avevano tutto il fondo, interamente dorato.
Nella doratura a guazzo, per prima cosa viene steso sulla tavola l'oro con un composto
formato da acqua, bianco d'uovo, argilla grassa e finissima, ed in seguito si passa alla pittura vera e propria.
La tavola viene preparata incidendo il bordo dell'area da dorare, dopo di che si applica
un composto colloso ed infine la lamina metallica.
Per primo uno strato ( Ammanitura o imprimitura) di solfato di calcio idrato,
detto anche Gesso di Bologna, bianco di Meudon o bianco di Spagna, scaldato a bagnomaria
con colla animale. Necessita solitamente di 2-5 mani di stesura, e va levigato con grande cura
per lasciare la tavola perfettamente liscia. In seguito si passa il bolo d'argilla: va mescolato con acqua e colla
animale (in genere di coniglio) in proporzione rispettivamente di 3:10:1 o 3:8:1. In alternativa esiste anche il bolo sintetico
acrilico, già pronto. Il bolo influenza il colore finale della doratura, per cui a seconda della necessità
può essere giallo (oro brillante), rosso (oro scuro) o nero (oro antico).
Esistono anche tecniche particolari, usate per lavorazioni specialistiche, tra cui l'applicazione
del cosiddetto bolo armeno (un'argilla particolare, color terra di Siena disponibile in blocchi da sbriciolare)
o l'uso di colle di pesce invece che di coniglio, più resistenti e stabili ma difficili da applicare.
Una volta applicato a pennello il bolo, con una delle due tecniche descritte, si procede all'asciugatura
in aria e alla levigatura dello stesso con uno strumento, detto brunitoio, in pietra dura agata o osso.
Solo con una tavola perfettamente liscia si può procedere alla doratura vera e propria, cioè l'apposizione di
lamine sottilissime di oro zecchino, trasferite con grande cura dalla base in carta alla tavola inumidita tramite un
coltello sottile (coltello da doratore) o un pennello morbido.
Prima di questa operazione è indispensabile stendere una sottilissima passata di guazzo,
un composto di alcol, acqua e colla di coniglio in rapporto rispettivamente di 50:200:1.
Il guazzo va steso immediatamente prima dell'applicazione dell'oro.
Una volta posizionata, la foglia può essere sagomata col medesimo coltello.
Le foglie vanno sovrapposte di un paio di millimetri, per evitare
inestetismi e distacchi. Il foglio usato può essere di diverso tipo e valore, dall'oro a 22 o più carati, alle imitazioni di argento.
Una volta applicata la foglia d'oro vi si possono realizzare differenti trattamenti. I più comuni sono:
- Porporina: si distribuisce sulla superficie una polvere finissima che colora e riempie le crepe
del materiale (in genere la ceramica). A seconda del colore (oro, argento o bronzo) si può usare per esaltare
l'effetto craklè o per uniformare il colore della superficie. Necessita di un substrato detto missione.
- Brunitura: da farsi una volta asciutta la colla, consiste nello sfregamento della lamina con un attrezzo
detto brunitoio (composto da un manico in legno e una testa in agata sagomata).
Lo sfregamento serve a levigare la lamina d'oro e a renderla lucida.
La brunitura viene omessa per particolari effetti di "anticato".
Va effettuata in diversi sensi, per non lasciare tracce di striature.
- Velatura: la velatura serve per proteggere la doratura
dall'invecchiamento e per ridurre la lucentezza dell'oro brunito.
Può essere effettuata con una stesura leggerissima di cera, con gommalacca, vernice mecca o con altre sostanze.
Non è strettamente necessaria, ma favorisce il mantenimento della lucentezza nel tempo.
- Invecchiamento: durante il restauro è necessario rendere la lamina nuova omogenea con quella
originale rimasta. Si spennella una soluzione di bitume in acquaragia, o una apposita vernice
del colore corretto, cercando di non lasciare striature. Una volta data la prima passata a pennello
si può procedere con del cotone a uniformare la stesura.
- Decorazione: sulla foglia in oro possono essere applicati
stampi a pressione e sigilli per decorare il pezzo prodotto.
Una variante della doratura a guazzo è la doratura a spolvero, che, invece delle foglie d'oro,
utilizza sottili polveri metalliche applicate a caduta sulla base in bolo e collante.
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Doratura a missione
La missione è uno speciale composto usato per applicare la doratura su parti ridotte:
era una tecnica usata prevalentemente nel XVIII secolo, per impreziosire piccole parti di dipinti.
È necessario isolare il fondo della tavola con qualche stesura di colore acrilico,
da levigare una volta conclusa la applicazione. La missione è una colla di olio di lino,
resina e pigmenti, che va distribuita con cautela in una o due mani, usando un pennello piccolo e morbido.
Oggi esistono anche missioni viniliche, più rapide da applicare dato che non necessitano pre-asciugatura ma il cui effetto è meno luminoso.
Una volta applicata si lascia asciugare parzialmente (fino a 12 o 24 ore) e
si sovrappone la foglia d'oro. Premendo con del cotone si fa aderire su tutta la superficie,
dopo di che si spolvera con un altro pennello morbido per togliere le impurità.
È una tecnica di applicazione più semplice, ma è inadatta a grandi coperture.
Un altro limite è l'impossibilità di effettuare la brunitura, data la mancanza del bolo sottostante,
che impedisce di ottenere un effetto molto brillante.
È detta anche doratura a mordente.
Doratura a conchiglia e a pastiglia
Tra tutti i tipi di doratura, quella a conchiglia è la più semplice. Si
mescola la polvere d'oro con un legante e si applica a pennello.
Nel trattamento a pastiglia al composto di polvere d'oro e legante,
viene aggiunto gesso, colla e polvere e si ottiene un prodotto pastoso
che viene applicato in strati spessi ed anche in rilievo.
Doratura galvanica
Questo è un procedimento industriale e quindi non eseguibile artigianalmente.
Si esegue solo sui metalli. Il pezzo metallico da decorare, viene immerso in un bagno galvanico e
attraversato da corrente elettrica, che passando da un elettrodo in oro a quello dell'oggetto
immerso, fanno aderire le particelle di materiale sull'oggetto da dorare.
Con questo metodo, si crea uno strato molto sottile, ma uniforme e resistente.
Doratura a fuoco
Si esegue solo sui metalli ed anche questo è un processo industriale,
ormai caduto in disuso perchè usa sostanze tossiche ed è molto inquinante.
Con oro e mercurio, viene preparato un composto di doratura con oro e
mercurio, quindi si spruzza in modo uniforme l'oggetto da
dorare con acido nitrico. Si bagna l'oggetto col composto precedentemente preparato
(oro-mercurio), e si inforna. Il mercurio evapora, e lascia l'oro applicato sulla superficie.
Doratura su carta
La doratura della carta è stata usata soprattutto per decorare
manoscritti di pregio. Si esegue applicando a caldo una foglia oro sul piano da decorare, che viene punzonato
nei punti dove deve rimanere impressa. Sul piano della carta viene utilizzata anche la doratura a rilievo.
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