MACCHIAIOLI
Telemaco Signorini
Giovanni Fattori
Vincenzo Cabianca
Cristiano Banti - bambini al sole
Silvestro Lega - Ritorno dei bersaglieri italiani da una ricognizione
La Macchia è uno dei movimenti artistici più importanti dell'Ottocento italiano e nasce a Firenze dall'idea
di alcuni artisti che a partire dal 1856, si incontrano a Firenze nel caffè Michelangelo, vicino all'accademia
e scambiano le proprie idee. Questi artisti, non sono solamente toscani, ma provengono da tutta l'Italia.
Telemaco Signorini (1835 - 1901), Giuseppe Abbati (1836 - 1868), Odoardo Borrani
(1832 - 1905), Giovanni Fattori (1825 - 1908), Cristiano Banti (1824 -
1904), Saverio Altamura, Raffaello Sernesi (1838 - 1866), Vincenzo Cabianca
(1827 - 1902), Cecioni Adriano (1836 - 1886), De Tivoli Serafino (1826 - 1892),
si prefiggono il compito di rinnovare la cultura pittorica nazionale e costituiscono questo movimento.
I giovani pittori, passata la guerra, avvertivano, la necessità di confrontare la loro arte
con i cambiamenti artistici europei, soprattutto con quanto stava accadendo nella pittura francese.
Molti pittori italiani lavorarono in questa direzione, ma quello dei macchiaioli è l'unico movimento
che può essere considerato una scuola, sia per gli intenti comuni dei componenti del gruppo, sia per la
qualità dei risultati pittorici raggiunti. La corrente dei Macchiaioli ha annoverato artisti
molto preparati tecnicamente ed ha fornito alla pittura italiana della seconda metà dell'Ottocento,
teorici impegnati nelle stesura delle teorie pittoriche.
Occorre dire che già alla fine degli anni trenta il napoletano Beniamino De Francesco dipingeva
senza preoccuparsi troppo dei contorni, cercando di costruire il quadro attraverso l’accostamento
e il contrasto di valori tonali. Sempre a Napoli, lo stesso fecero i paesaggisti Giuseppe e
Filippo Palizzi ed il foggiano Saverio Altamura, che poi introdusse a Firenze
quel nuovo modo di dipingere, forte anche dell'esperienza diretta avuta in Francia.
Per i pittori aderenti alla corrente dei macchiaioli, la forma non esiste ma è creata dalla luce
e l'individuo vede tutto il mondo circostante attraverso forme non isolate dal contesto, quindi come
macchie di colore distinte o sovrapposte ad altre macchie di colore.
Soprattutto Signorini, Vincenzo Cabianca, Vito D’Ancona (1825 - 1884) e Banti inizialmente
applicarono le nuove idee della macchia; in particolare Signorini (il teorico del gruppo),
portò la macchia ad un’accesa violenza di chiaroscuro, come dimostra il suo straordinario
Ghetto di Venezia del 1861.
Il termine macchiaioli venne però usato solo qualche anno dopo, per la prima volta sulla
gazzetta del popolo nel 1862 ed in modo dispregiativo, poichè i pittori furono accusati di
ridurre il quadro a un semplice abbozzo, ad un insieme di macchie e per evidenziare il netto
rifiuto del disegno accademico a favore della macchia e dell’effetto dei toni di colore.
I pittori infatti, non usavano il chiaroscuro, ma dipingevano per accostamenti cromatici.
Il loro lavoro aveva anche in comune la ricerca di soggetti scelti all'aperto, nella natura
e nella campagna, dove veniva evidenziato il rapporto tra colore e luce.
Successivamente il nome fu adottato dagli stessi componenti del gruppo. Questi artisti, ruppero con
il classicismo e il romanticismo, rinnovando così la cultura pittorica
italiana e sono pertanto considerati come i promotori della pittura moderna italiana.
La teoria macchiaiola sostiene che l’immagine del vero è un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro,
ottenuti guardando attraverso il riflesso di uno specchio scuro, annerito con il fumo
( una tecnica chiamata dello specchio nero), che filtra nettamente i contrasti
del chiaro scuro, permettendo di esaltare i contrasti chiaroscurali all’interno del dipinto.
La tecnica usata da questi pittori consisteva nel riportare nel dipinto le impressioni che ricevevano
dal vero tramite macchie di colori di chiari e di scuri.
Oltre ai soggetti paesaggistici, un altro dei dei soggetti preferiti dai macchiaioli furono
le scene domestiche e di vita quotidiana. Ma moltissimi furono i dipinti raffiguranti soldati e le battaglie.
La maggior parte di essi, infatti parteciparono alle guerre d’indipendenza, combattute per ottenere
l’unità d’Italia, come volontari e quindi la loro pittura iniziò ad avere per soggetto eventi storici contemporanei.
Uno dei pochi pittori che non vi partecipò, fu Giovanni Fattori, autore però del maggior numero
di opere che rappresentano le battaglie.
Gli aderenti al movimento e le loro opere, furono quindi molto sensibili ed influenzati
dagli eventi storici, culturali ed ambientali del loro tempo e anche se non dichiaratamente,
forse pensarono all'arte non solo come strumento da innovare pittoricamente, ma come mezzo
per affermazione e testimonianza ideologica.
In un secondo tempo aderirono al movimento Silvestro Lega (1826 - 1895),
Giovanni Boldini (1842 - 1931), Giovanni Fattori e Sernesi che però furono i più grandi talenti del movimento macchiaiolo.
Teorici e critici del movimento furono Diego Martelli ed Adriano Cecioni
che dettarono le regole basilari dello stile.
Altri pittori che fecero parte del movimento furono:
Costa Giovanni (1826-1903), Francesco Gioli (1846-1922), Federico Zandomeneghi (1841-1917).
Dai Macchiaioli prese spunto e venne influenzato il movimento degli impressionisti francesi
nato molto più tardi e per merito delle frequenti visite a Parigi degli artisti italiani.
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