L'angolo dell'ARTE | Alfredo Ossino |
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TRATTATO DELLA PITTURA di LEONARDO DA VINCI(condotto sul Cod. Vaticano Urbinate 1270)SECONDO VOLUME |
DEL LUSTRO760. Del lustro de' corpi ombrosi.De' lustri de' corpi di egual tersità, quello
avrà piú differenza col suo campo, che si genererà in piú nera
superficie; e questo nasce che i lustri si generano in superficie
pulite, che son quasi di natura di specchi; e perché tutti gli specchi
rendono all'occhio quel che ricevono dagli obietti, adunque ogni
specchio che ha per obietto il sole, rende esso sole di un medesimo
colore, e il sole parrà piú potente in campo oscuro che in campo chiaro. 761. Come il lustro è piú potente in campo nero che in alcun altro campo.Infra i lustri di eguale potenza quello si
dimostrerà di piú eccellente chiarezza, che sarà in campo piú oscuro;
questa è la medesima di sopra, ma si varia, ché quella parla della
differenza ch'esso ha dal suo campo, e questa della differenza che ha
un lustro nel campo nero dal lustro generato in altri campi. 762. Come il lustro generato nel campo bianco è di piccola potenza.De' lustri di egual potenza quello si mostrerà di minor splendore che si genera in piú bianca superficie. 763. Delle grandezze de' lustri sopra i corpi tersi.De' lustri generati sopra gli sferici
egualmente distanti dall'occhio, quello sarà di minor figura, che si
genererà sopra sferico di minor grandezza. Vedasi ne' graniculi
dell'argento vivo, i quali sono quasi di quantità insensibili, i loro
lustri essere eguali alla grandezza di essi grani; e questo nasce ché
la virtù visiva della pupilla è maggiore di esso graniculo, e per questo lo circonda com'è detto. 764. Che differenza è da lustro a lume.La differenza ch'è dal lustro al lume, è che
sempre il lustro è piú potente che il lume, ed il lume è di maggiore
quantità che il lustro; ed il lustro si muove insieme coll'occhio o
colla sua causa, o coll'uno e coll'altra; ma il lume è stabilito al
luogo terminato, non rimuovendosi la causa che lo genera. 765. Del lume e lustro.I lumi che si generano nelle superficie terse
de' corpi opachi saranno immobili ne' corpi immobili ancoraché l'occhio
de' veditori si muova; ma i lustri saranno sopra i medesimi corpi in
tanti luoghi della loro superficie, quanti sono i siti dove l'occhio si muove. 766. Quali corpi sono quelli che hanno il lume senza lustro.I corpi opachi che hanno superficie densa ed aspra non generano mai lustro in alcun luogo della loro parte illuminata. 767. Quali corpi sono quelli che hanno lustro e non parte luminosa.I corpi opachi densi con tersa (Nel codice:
"densa.") superficie sono quelli che hanno tutto il lustro in tanti
luoghi della parte illuminata quanti sono i siti che possono ricevere
l'angolo della incidenza del lume e dell'occhio; ma perché tale
superficie specchia tutte le cose circostanti al lume, l'illuminato non
si conosce in tal parte del corpo illuminato. 768. Del lustro.Il lustro partecipa assai piú del colore del
lume che illumina il corpo che lustra, che del colore di esso corpo; e
questo nasce in superficie dense (Nell'edizione viennese: "terse.")
Il lustro di molti corpi ombrosi è integralmente del colore del corpo
illuminato, com'è quello dell'oro brunito, dell'argento ed altri
metalli e simili corpi. Il lustro di foglie, vetri e gioie poco
partecipa del colore del corpo ove nasce ed assai del colore del corpo
che lo illumina. Il lustro fatto nella profondità di densi trasparenti
è in primo grado della bellezza di tale colore, come si vede dentro al
rubino, balascio, vetri e simili cose; questo accade ché infra l'occhio
ed esso lustro s'interpone tutto il color naturale del corpo
trasparente. I lumi riflessi de' corpi densi e lustri sono di molto
maggior bellezza che non è il natural colore di essi corpi, come si
vede nelle pieghe, che si aprono, dell'oro che si fila ed in altri
simili corpi, che l'una superficie riverbera nell'altra a sé
contrapposta, e l'altra riverbera in essa, e cosí fanno successivamente
in infinito. Nessun corpo lustro e trasparente può dimostrare sopra di
sé ombra ricevuta d'alcun obietto, come si vede nelle ombre de' ponti
de' fiumi, che mai si vedono, se non sopra le acque torbide, e nelle
chiare non appariscono. Il lustro sarà sopra gli obietti trovato in
tanti varî siti, quanto son varî i luoghi dond'esso è veduto. Stando
l'occhio e l'obietto senza moto, si muoverà il lustro sopra l'obietto
insieme col lume che lo cagiona; stando il lume e l'obietto senza moto
si muoverà il lustro sopra l'obietto insieme col moto dell'occhio che
lo vede. Nasce il lustro nelle superficie pulite di qualunque corpo,
delle quali piglieranno piú lume quelle che saranno piú dense e pulite. 769. Dell'ombra interposta infra lume incidente e lume riflesso.L'ombra che s'interpone infra il lume incidente ed il lume riflesso sarà di grande oscurità e si dimostrerà piú oscura ch'essa non è, per causa del paragone del lume incidente che con essa confina. 770. Dove il riflesso dev'essere piú oscuro.Se il lume s illumina il corpo rp, e' farà l'ombra primitiva piú chiara di sopra, inverso il lume, che di sotto dov'esso corpo si posa sopra il piano, per la quarta di questo che dice: la superficie di ogni corpo partecipa del colore del suo obietto; adunque l'ombra derivativa, la quale si stampa sopra il pavimento nel sito mp, risalta nella parte del corpo ombroso op, ed il lume derivativo, che cinge tale ombra, cioè mn, risalta in or, e questa è la causa che sempre tali corpi ombrosi non hanno mai il riflesso luminoso ne' confini che ha il corpo ombroso col suo pavimento. 771. Perché i riflessi poco o niente si vedono ne' lumi universali.
I riflessi de' corpi ombrosi poco o niente si vedono ne' lumi
universali; e questo nasce perché tal lume universale circonda ed
abbraccia assai ciascuno di essi corpi, la superficie de' quali, com'è
provato, partecipa del colore de' suoi obietti; come se il corpo a
fosse illuminato dal suo emisfero gcd ed ombrato dalla terra gfd; qui
la superficie di tal corpo è illuminata ed ombrata dall'aria della
terra che gli sta per obietto, e tanto piú o meno illuminata ed
ombrata, secondo che piú o meno è veduta da maggior somma di luminoso o
di scuro; come si vede, nel punto k essere veduto da tutta la parte
dell'emisfero hci, e non è veduto da nessuna parte dell'oscurità della
terra. Adunque seguita, k essere più illuminato che a dove solo vede la
parte dell'emisfero cd, e tale illuminazione è corretta dall'oscurità
della terra rd, la quale tutta vede ed è veduta dal punto a, com'è
provato in prospettiva; e se noi vorremo dire dal punto b, noi
troveremo quello essere meno illuminato che il punto a, conciossiaché
esso b vede la metà dell'emisfero che vedeva a, cioè vede tutto cd, ed
il b vede solamente ed ch'è la metà del cd, e vede tutta la oscurità
della terra che vedeva a, cioè la terra rd, e vi si aggiunge la parte
rf ch'è più oscura, perché in essa manca il lume dell'emisfero ec, il
quale non manca alla terra rd. Adunque per tale ragione questo corpo
non può avere riflesso, perché il riflesso del lume è dopo l'ombra
principale de' corpi; e qui l'ombra principale è nel punto dove tal
corpo è in contatto col piano della terra, perché lí è interamente privato di luce. 772. Come il riflesso si genera ne' lumi universali.Generasi il riflesso ne' corpi illuminati dai
lumi universali, quando una parte del corpo illuminato riflette il suo
maggior lume in quel luogo dove vede minor parte del medesimo lume;
come, vedendo il cielo ef nel luogo d, e una maggior parte del medesimo
cielo veda k, allora il lume derivativo k rifletterà in d; ma di questo
si farà distinto trattato al suo luogo deputato. 773. Quali lumi facciano piú nota e spedita la figura de' muscoli.De' lumi che debbon dare vera notizia della
figura de' muscoli, gli universali non sono buoni, ma i particolari
sono perfetti, e tanto piú quanto essi lumi saranno di minor figura; e
tale dimostrazione si deve fare col movimento del lume per piú versi,
imperocché, se il lume stesse fermo, esso illuminerebbe piccola parte
del corpo muscoloso, ed il suo rimanente rimarrebbe oscuro, e per conseguenza sarebbe ignoto. 774. Come i corpi bianchi si devono figurare.Se figurerai un corpo bianco circondato da
molt'aria, (L'edizione viennese propone di aggiungere: "abbi
rispetto ai colori de' suoi obietti.") perché il bianco non ha da
sé colore, ma si tinge e trasmuta in parte del colore che gli è per
obietto. Se vedrai una donna vestita di bianco in una campagna, il
colore di quella parte di lei che sarà veduta dal sole sarà chiaro in
modo, che darà in parte, come il sole, noia alla vista; e quella parte
che sarà veduta dall'aria luminosa per i raggi del sole tessuti e
penetrati infra essa, perché l'aria in sé è azzurra, la parte della
donna vista da dett'aria parrà pendere in azzurro; se nella superficie
della terra vicina saranno prati, e che la donna si trovi infra un
prato illuminato dal sole ed esso sole, vedrai tu le parti di esse
pieghe, che possono esser viste dal prato, tingersi per raggi riflessi
nel colore di esso prato; e cosí si va trasmutando nei colori de'
luminosi e non luminosi obietti vicini. Se tu (La stessa edizione
corregge: "Se tu, poeta," ecc.) saprai ragionare e scrivere la
dimostrazione delle forme, il pittore le farà che parranno animate con
ombre e lumi componitori dell'aria de' volti, della quale tu non puoi
aggiungere con la penna, dove si aggiunge col pennello. 775. Dell'occhio che sta al chiaro e vede il luogo oscuro.Nello scuro nessun colore secondo è della
medesima chiarezza che il primo, ancoraché in sé sieno simili. Provasi
per la quarta di questo dove dice: la superficie di quel corpo si
tingerà più del mezzo trasparente interposto infra l'occhio ed esso
corpo, del quale mezzo interposto sarà di maggiore grossezza. Adunque
riman concluso che il colore secondo, posto in mezzo di trasparente
oscuro, avrà più oscurità interposta infra sé e l'occhio, che il color
primo, il quale si trova più vicino al medesimo occhio; e tal
proporzione sarà da oscurità a oscurità di essi colori, qual sarà da
quantità a quantità del mezzo oscuro che di sé li tinge. 776. Dell'occhio che vede le cose in luogo chiaro.Nell'aria illuminata nessun colore secondo
sarà oscuro come il medesimo colore ch'è più vicino. Provasi per
l'antecedente, perché piú grossezza della chiarezza dell'aria resta
interposta infra l'occhio e il secondo colore, che infra l'occhio e il
color primo; e per conseguenza la proporzione delle varietà di tali
colori sarà simile alle proporzioni di esse quantità di arie interposte
infra l'occhio e i detti colori. 777. Delle ombre e lumi delle città.Quando il sole è all'oriente, e l'occhio sta
sopra il mezzo di una città, esso occhio vedrà la parte meridionale di
essa città aver i tetti mezzo ombrosi e mezzo luminosi, e così la
settentrionale; la orientale sarà tutta ombrosa, e la occidentale sarà tutta luminosa. 778. Dell'illuminazione delle parti infime de' corpi insieme ristretti, come gli uomini in battaglia. Le
parti degli uomini e cavalli in battaglia travaglianti saranno tanto
più oscure, quanto esse saranno più vicine alla terra che li sostiene;
e questo si prova per le pareti de' pozzi, le quali si fanno tanto più
oscure, quanto esse più si profondano; e questo nasce perché la parte
più profonda de' pozzi vede ed è veduta da minor parte dell'aria
luminosa, che nessun'altra sua parte; ed i pavimenti del medesimo
colore, che hanno le gambe de' predetti uomini e cavalli, saranno
sempre più illuminati infra angoli eguali che le altre predette gambe. 779. Del lume particolare.Il lume particolare è causa di dar miglior
rilievo (Così il codice. Nell'edizione romana 1817 e nell'edizione
viennese: "maggior rilievo.") ai corpi ombrosi, che l'universale,
come ci mostra il paragone di una parte di campagna illuminata dal
sole, ed una ombrata dal nuvolo, che solo si illumina del lume
universale dell'aria. 780. Prospettiva comune.Delle cose di egual movimento quella parrà più
tarda che sarà più distante dall'occhio, sia che in pari tempo si
faccia eguali lunghezze di moti in varie distanze, le quali sieno
dall'a all'f e dal g al k, e così dall'l all'm; dico che tal
proporzione parrà da velocità a velocità e da lunghezza di moto a
lunghezza di moto, quale è da distanza a distanza della cosa veduta che
si muove all'occhio che la vede. E sia dunque lm in tripla proporzione
di distanza dall'occhio o colla distanza af da esso o; dico che il moto
lm parrà per velocità e lunghezza esser triplo al moto dell'a al b (Nell'edizione
viennese: "subtriplo al moto dell'a all'f.") fatto nel medesimo
tempo e moto. Provasi, perché nella distanza af dall'occhio o si
dimostra lm essersi mosso solamente lo spazio cd, quando a s'è mosso in
f, e così sarà trovato lo spazio cd entrare tre volte nello spazio af;
adunque esso spazio af è triplo allo spazio cd, e perché lí un moto e
l'altro son fatti in un medesimo tempo, il moto af pare tre tanti più
veloce che il moto cd. Che è quel che si dovea provare. 781. Delle cime de' monti vedute di sopra in giù. Le
cime de' monti vedute l'una dopo l'altra d'alto in basso non
rischiarano nella medesima proporzione delle distanze che hanno infra
loro esse cime de' monti, ma molto meno, per la settima del quarto che
dice: le distanze de' paesi veduti d'alto in basso insino all'orizzonte
si vanno oscurando, e quelle che son vedute di basso in alto nella
medesima distanza del primo si van sempre rischiarando. Questo nasce
per la terza del nono che dice: la grossezza dell'aria veduta di sotto
in su è molto piú chiara e splendente che quella veduta di sopra in
giú; e questo deriva perché l'aria veduta d'alto in basso è alquanto
penetrata dalle specie oscure della terra che le sta di sotto; e però
si dimostra all'occhio più oscura che quella ch'è veduta di sotto in
su, la quale è penetrata dai raggi del sole, i quali vengono all'occhio
con gran chiarezza. Adunque il medesimo accade ne' monti e paesi
proposti, le specie de' quali, passando per le predette arie, si
dimostreranno o chiare o scure, secondo l'oscurità o chiarezza dell'aria. 782. Dell'aria che mostra piú chiare le radici de' monti che le loro cime.Le cime de' monti si dimostreranno sempre piú
oscure che le loro basi. Questo accade perché tali cime de' monti
penetrano in aria piú sottile che non fanno le basi loro, per la
seconda del primo che dice, che quella regione d'aria sarà tanto piú
trasparente e sottile quanto essa è piú remota dall'acqua e dalla
terra; adunque seguita, tali cime dei monti che giungono in essa aria
sottile si dimostrano piú della loro naturale oscurità che quelle che
penetrano nell'aria bassa, la quale com'è provato, è molto piú grossa. 783. Perché i monti distanti mostrano piú oscure le sommità che le loro basi.Provasi quel ch'è già detto piú sopra; seguito
e dico che, ancoraché gli spazi de' monti aopq sieno infra loro nella
proporzione dell'egualità, che i colori delle cime di essi monti opq
non osserveranno la medesima proporzione nel loro rischiarare, com'essi
farebbero essendo di una medesima altezza, perché se fossero di
medesima altezza essi sarebbero in aria di egual grossezza colle loro
estremità; ed allora la proporzione delle distanze de' colori sarebbe
una medesima; ma tale disposizione non si può dimostrare all'occhio,
perché se l'occhio è alto quanto esse cime de' monti, gli è necessario
che di tali monti le cime di quelli che son di là dal primo monte siano
tutte nell'altezza dell'occhio e del primo monte; e per questo seguita
che il secondo monte, e il terzo e cosí gli altri che seguitano, non
eccedano né siano ecceduti dal primo monte né dall'occhio. Adunque
nella superficie della cima del primo monte si scontrano le cime di
tutti i monti che seguon dopo il primo monte e per questo non si può
vedere se non la cima del primo; adunque tale dimostrazione è vana,
come a occhio, b sommità del primo monte, c d delle altre cime; vedi
che la cima b, scontrandosi nelle due altre cime c d, che l'occhio a
vede le tre cime b c d nel medesimo termine del monte b; e queste hanno
le distanze ed i colori in medesima proporzione, ma non si vede né distanza né colori. 784. Delle cime de' monti che si scoprono all'occhio l'una piú alta dell'altra, che le proporzioni delle distanze non sono colle proporzioni de' colori. Quando
l'occhio vede le cime de' monti di eguali distanze ed altezze sotto di
sé, esso non vedrà i colori delle cime di tali monti di diminuzione di
colori nella medesima proporzione delle già dette distanze, perché
passano all'occhio per diverse grossezze d'aria. Provasi: siano o p q
le cime di tre monti, che in sé sono di un medesimo colore e di
medesima distanza l'una dall'altra; a sia l'occhio che le vede, il
quale è piú alto ch'esse cime; dico che la proporzione delle qualità
delle distanze che hanno infra esse le cime di tali monti non saranno
una medesima con la proporzione delle diminuzioni de' colori di tali
cime di monti; e questo nasce perché essendo a o due, e a p quattro, e
a q sei, cioè nella proporzione dell'egualità, l'aria no non è subdupla
all'aria mp, ma subtripla, e lo spazio dall'occhio ao è subduplo allo
spazio ap, e lo spazio ao è subquadruplo allo spazio sq, che secondo lo
spazio de' monti avrebbe ad essere subtriplo. 785. Delle cime de' monti che non diminuiscono ne' colori secondo la distanza delle cime loro. Quando
le cime de' monti saranno di eguale distanza l'una dall'altra e di
egual differenza di altezze infra loro, esse saranno ancora in egual
differenza di altezze e di sottilità d'aria, ma non in eguale
diminuzione di colori, perché la piú alta sarà piú oscura ch'essa non
deve. Provasi, perché la cima o è tutta nell'aria grossa, e forte
s'imbianca di essa aria, p è veduta dall'occhio a in meno aria grossa
com'è ra, e nell'aria piú sottile tutto pr; adunque s'imbianca quasi
come o; q è veduto per l'aria grossa tutto ia e nella piú sottile ki,
ed in piú sottile lk; questa è piú chiara che o, ma non quanto si richiede a tale distanza. 786. Dell'inganno del pittore nella grandezza degli alberi e degli altri corpi delle campagne.Giudica ben tu, o pittore o miniatore, quanto
la tua pittura debb'essere veduta remota dall'occhio e fingi che a tale
distanza sia veduto uno spiracolo, o vuoi dir buca o finestra, per la
quale le cose anteposte possano penetrare al tuo occhio; e veramente tu
giudicherai le cose vedute essere tanto minime, che non che le membra,
ma il tutto quasi ti parrà impossibile a poter figurare. Come se
l'occhio fosse o e la buca di un quarto di braccio eguale alla tua
tavola dipinta sia ab, discosta dall'occhio mezzo braccio; allora tu
vedrai per esso spazio tutte le cose che veder si possono dentro alla
lunghezza di un orizzonte di cento miglia, in tanto confusa
diminuzione, che non che figurar di quelle alcuna parte ch'abbia
figura, ma appena potrai porre sí piccolo punto di pennello, che non
sia maggiore che ogni casamento posto in dieci miglia di distanza. 787. Perché i monti in lunga distanza si dimostrano piú scuri nella cima che nella base. L'aria
che acquista gradi di grossezza in ogni grado della sua bassezza e
della sua distanza, è causa che le cime de' monti che piú s'innalzano
piú mostrano la sua naturale oscurità, perché manco sono impedite dalla
grossezza dell'aria nella cima che nella loro base, o nella vicinità
che nella remozione. Provasi: op, ds, cr, ak sono gradi dell'aria che
sempre si assottigliano quanto piú s'innalzano; af, fh, hk sono gli
altri gradi trasversali dove l'aria acquista sottilità quanto piú si
avvicina. Seguita che la cima del monte e è piú scura in cima che nella
base, perché, com'è detto, l'aria è piú grossa in basso che in alto.
Ancora il monte e è piú oscuro che il monte g, perché minor grossezza
di aria è infra ce che infra dg, e la cima g essendo piú alta che la
sua base, fa il simile del monte e, facendosi piú oscura quanto piú
s'innalza; ed in pari distanza, come dire yg, parrebbe piú oscuro che
la cima e per giungere esso in aria che meno impedisce per essere piú
sottile; onde non segue che tal sia la proporzione delle oscurità de'
monti, qual è quella delle loro vicinità, la quale seguiterebbe se le
cime de' monti fossero di eguale altezza; ma g, per levarsi piú alto,
non l'osserva, perché penetra in aria piú sottile. 788. Perché i monti paiono avere piú oscure le cime che le basi in lunga distanza.La grossezza dell'aria è di tante varietà di
sottilità quante sono le varietà delle altezze che le sue parti hanno
dall'acqua e dalla terra, e tanto si trova piú sottile e fredda, quanto
essa è piú remota dalla detta terra. Per la prima la montagna p si
dimostrerà piú chiara che il monte o, perché piú aria è infra a occhio
e p monte, che fra esso a e il monte o; e cosí il monte q sarà piú
chiaro che il monte p, ma tal chiarezza non avrà la medesima
proporzione colla chiarezza del p, quale hanno le distanze, perché q si
trova in aria piú sottile che p, onde si mostra piú oscura che non
richiede la proporzione della distanza. 789. Come non si deve figurar le montagne cosí azzurre il verno come l'estate.I paesi fatti nella figurazione del verno non
debbono dimostrare le loro montagne azzurre, come far si vede alle
montagne nell'estate; e questo si prova per la quarta di questo che
dice: infra le montagne vedute in lunga distanza, quella si dimostrerà
di colore piú azzurro, la quale sarà in sé piú scura. Adunque, essendo
le piante spogliate delle lor foglie, si dimostrano di color berettino;
essendo colle foglie, sono di color verde; e tanto quanto il verde è
piú oscuro che il berettino, tanto si mostrerà piú azzurro il verde che
il berettino, per la quinta di questo. Le ombre delle piante vestite di
foglie sono tanto piú oscure che le ombre di quelle piante che sono
spogliate di foglie, quanto le piante vestite di foglie sono men rare
che quelle che non hanno foglie. E cosí abbiamo provato il nostro
intento. La definizione del colore azzurro dell'aria dà sentenza perché
i paesi son piú azzurri di state che di verno. 790. Come i monti ombrati dai partecipano del colore azzurro.I monti ombrati dai nuvoli partecipano di
colore azzurro, quando il tempo sarà chiaro intorno ad esso nuvolo; e
questo è causato perché l'aria illuminata dal sole si trova di gran
chiarezza, e la similitudine di tale oscurità di monte ombrato dal
nuvolo, passando all'occhio per la predetta chiarezza dell'aria, viene
a farsi di colore azzurro, come fu provato nella quinta del secondo. 791. Dell'aria che infra i monti si dimostra.Piú si dimostra l'aria luminosa e chiara inverso la parte del sole che nelle parti opposite. 792. De' monti e loro divisione in pittura.Dico che l'aria interposta infra l'occhio ed
il monte pare piú chiara in p che in a; e questo può accadere per
diverse cause, delle quali la prima è che l'aria interposta infra
l'occhio e il p è maggior somma che quella che s'interpone infra
l'occhio e l'a, e per conseguente è piú chiara. La seconda è che l'aria è piú grossa in p valle che in a monte. 793. Pittura che mostra la necessaria figurazione delle alpi, monti e colli.Le figure de' monti, detti catena del mondo,
sono generate dai corsi de' fiumi nati di piova, neve, grandine e
diacci resoluti dai raggi solari della state, la quale resoluzione è
generazione di acque ragunate da molti piccoli rivi concorrenti da
diversi aspetti ai maggiori rivi; crescono in magnitudine, quanto essi
acquistano di moto, insinché si convocano al gran mare oceano, sempre
togliendo dall'una delle rive e rendendo all'altra, insinché ricercano
la larghezza delle loro valli; e di quella non si contentano; consumano
le radici de' monti laterali, i quali ruinando sopra essi fiumi
chiudono le valli, e, come se si volessero vendicare, proibiscono il
corso di tal fiume e lo convertono in lago, dove l'acqua con tardissimo
moto pare raumiliata, insino a tanto che la generata chiusa del ruinato
monte sarà di nuovo consumata dal corso della predetta acqua. Adunque
diremo che quell'acqua che di piú stretto e breve cammino si trova,
meno consuma il luogo dove passa, e di converso piú consuma dov'essa è
larghissima e profonda. Seguita per questo che gli altissimi gioghi de'
monti, essendo il piú del tempo vestiti di neve, e le pioggie con
piccol tempo li percuotono; ed i fiumi non vi sono, insino a tanto che
le poche gocciole della pioggia avanzate al sorbimento dell'arida cima
cominciano a generare i minutissimi rami di tardissimo moto, i quali
non hanno potenza di torbidarsi di alcuna particola di terra da loro
mossa, mediante le vecchie radici delle minute erbe; per la qual cosa
tali giochi de' monti hanno piú eternità nelle loro superficie che
nelle radici, dove i furiosi corsi delle acque ragunate al continuo,
non contenti della portata terra, essi rimuovono i colli coperti di
piante insieme con i grandissimi sassi, quelli rotolando per lungo
spazio infinché li ha condotti in minuta ghiaia ed all'ultimo in sottil litta. 794. Pittura e come i monti crescono.Per quel che dietro a questa è concluso, egli
è necessario concedere che le basi de' monti e de' colli al continuo si
restringono. Essendo cosí, non si può negare che le valli non si
allarghino, e perché la larghezza del fiume non può poi occupare la
larghezza della cresciuta sua valle, Nell’edizione romana, 1817
"della cresciuta della sua valle." anzi, muta al continuo sito,
lasciando il corso da quel luogo dov'egli ha scaricato piú materia, la
qual materia rodendo e levando i ghiaiosi argini insino a tanto che,
portata via tutta la già lasciata materia, riacquista l'antico suo
letto, del quale non si parte infino a tanto che altro simile accidente
lo rimuove dal predetto sito; e cosí di pioggia in pioggia fatte di
tempo in tempo si va scaricando di materia e peso ciascuna valle. 795. Pittura nel figurare le qualità e membri de' paesi montuosi.Quelle erbe e piante saranno di colore tanto
piú pallido, quanto il terreno che le nutrisce è piú magro e carestioso
di umore. Il terreno è piú carestioso e magro sopra i sassi, di che si
compongono i monti. E gli alberi saranno tanto minori e piú sottili,
quanto essi si fanno piú vicini alla sommità de' monti; ed il terreno è
tanto piú magro, quanto si avvicina piú alle predette sommità de'
monti; e tanto piú abbondante è il terreno di grassezza, quanto esso è
piú propinquo alle concavità delle valli. Adunque tu, pittore,
mostrerai nelle sommità de' monti i sassi di che esso si compone, in
gran parte scoperti di terreno, e le erbe che vi nascono minute e magre
ed in gran parte impallidite e secche per carestia di umore, e
l'arenosa e magra terra si veda trasparire infra le pallide erbe, e le
minute piante stentate ed invecchiate in minima grandezza con corte e
spesse ramificazioni e con poche foglie, scoprendo in gran parte le
rugginenti ed aride radici tessute colle falde e rotture de' rugginosi
scogli, nate dagli storpiati ceppi dagli uomini e dai venti; ed in
molte parti si vegga gli scogli superare i colli degli alti monti
vestiti di sottile e pallida ruggine; ed in alcuna parte dimostrare i
lor veri colori, scoperti mediante la percussione delle folgori del
cielo, il corso delle quali, non senza vendetta di tali scogli, spesso
è impedito. E quanto piú discendi alle radici de' monti, le piante
saranno piú vigorose e spesse di rami e di foglie, e le lor verdure di
tante varietà quante sono le specie delle piante di che tali selve si
compongono; delle quali le ramificazioni con diversi ordini, e diverse
spessitudini di rami e di foglie, e diverse figure ed altezze, ed
alcune con istrette ramificazioni, come il cipresso, e similmente delle
altre con ramificazioni sparse e dilatabili, come la quercia ed il
castagno e simili. Alcune con minutissime foglie, altre con rare, come
il ginepro, il platano e simili. Alcune quantità di piante insieme nate
divise da diverse grandezze di spazi ed altre unite senza divisioni di prati o altri spazi. 796. De' monti.Molto si discerne nelle varie distanze de'
colli e monti le loro sommità, che nessuna cosa che in quelli sia. E
questo accade perché in ogni grado di distanza dall'occhio inverso
l'oriente si acquista gradi di perdizione e chiarezza di aria, ovvero
bianchezza; e da f a b è il doppio piú chiaro che da f ad a. 797. De' monti.Le sommità delle montagne e de' colli parranno
piú scure, perché maggior somma di alberi si scontrano l'uno
nell'altro, e non si vede il piano loro intervallo, ch'è piú chiaro,
come si vede nelle spiaggie, ed è quella medesima ragione che oscura le
campagne nel mezzo delle loro altezze. 798. Precetto. Tanto
son varî i lumi e le ombre, quante sono le varietà de' siti dove si
trovano. Quando la parte ombrosa de' corpi sarà aumentata da obietto
oscuro, essa ombra si farà tanto piú scura che prima, quanto tale
aumento è men chiaro che l'aria. La percussione dell'ombra derivativa
non sarà mai della sua origine primitiva, se il lume primitivo non sarà
della simile figura del corpo che fa le ombre. 799. Del corpo luminoso che si volta intorno senza mutazione di sito e riceve un medesimo lume da diversi lati e si varia in infinito.
Le ombre che in compagnia de' lumi vestono un corpo irregolare saranno di
tante varie oscurità e di tante figure, quante sono le varietà che fa
esso corpo nel suo moto circumvolubile; e tanto è a voltare il corpo
intorno stando fermo il lume, quanto a voltare intorno il lume ad un
corpo immobile. Provasi, e sia en il corpo immobile e il lume mobile
sia b, il quale si muove dal b all'a; dico che quando il lume era in b,
l'ombra del globo d si estendeva dal d all'f, la quale nel muovere il
lume dal b all'a si muta dall'f all'e, e cosí la detta ombra è mutata
di quantità e di figura, perché il luogo dov'essa si trova non è della
medesima figura ch'era il luogo dond'essa si divise. E tal mutazione di
figura e di quantità è infinitamente variabile, perché se tutto il sito
che prima era occupato dall'ombra è in sé per tutto vario e di quantità
continua, e ogni quantità continua è divisibile in infinito, adunque è
concluso che la quantità dell'ombra e la sua figura sono variabili in
infinito. Tu, pittore, non diminuire piú la prospettiva de' colori che
quella delle figure, dove tali colori si generano. E non diminuire piú
la prospettiva lineare che quella de' colori, ma seguita la diminuzione
dell'una e dell'altra prospettiva, secondo le regole dell'ottavo e del
settimo. Ben è vero che nella natura la prospettiva de' colori mai
rompe la sua legge, e la prospettiva delle grandezze è libera, perché
vicino all'occhio si troverà un piccolo colle e da lontano una montagna
grandissima, e cosí degli alberi ed edifici. L'oscurità delle tenebre è
integral privazione di luce, e infra la luce e le tenebre, per essere
loro quantità continua, viene ad esser variabile in infinito; cioè tra
le tenebre e la luce è una potenza piramidale, la quale essendo sempre
divisa per metà inverso la punta, sempre il rimanente è piú luminoso che la parte levata. 800. Di ombra e lume de' corpi ombrosi.Tutte le parti dei corpi che l'occhio vede
infra il lume e l'ombra hanno ad essere forte terminate di ombra e
lume, e le parti volte al lume saranno confuse in modo, che infra il
lume sarà poca differenza. Le parti ombrose, se non vi accade riflesso,
avranno, siccome le illuminate, poca varietà dalle piú o meno oscure. 801. De' corpi illuminati dall'aria senza il sole.Delle figure ed altri corpi, veduti dall'aria
senza il sole, tu farai le loro ombre colla quinta del quarto, che
c'insegna che quella parte di qualunque corpo opaco sarà piú
illuminata, che sarà veduta da maggior parte del corpo che l'illumina.
Sicché pertanto considera tu, e tira le linee immaginative dal corpo
che illumina al corpo illuminato; e guarda, chi piú ne vede, piú
s'illumina; e qui i riflessi han poca apparenza, e questo è un modo
comune a tutti gli obietti che sono sotto l'aria illuminata, quando
alcun nuvolo cuopre la luce del sole, o veramente quando il sole
immediate è tramontato, che il cielo ci dà un lume morto, al quale ogni
corpo mostra insensibilmente i termini delle ombre co' loro lumi sopra i corpi ombrosi. 802. Quei termini delle ombre saranno piú insensibili, che nasceranno da maggior quantità di luce.I riflessi ovvero le ombre che si rinchiudono
infra il lume incidente e riflesso, saranno in un medesimo sito di
maggiore oscurità, le quali saranno di maggiore quantità. Questo accade
perché, quando esse sono di maggior quantità, per la settima del nono
esse hanno piú remoti due lumi, cioè il riflesso e l'incidente, onde l'ombra è manco impedita. 803. Quale ombra è piú oscura.Quella parte dell'ombra sarà piú oscura, che sarà piú vicina alla sua origine. 804. Del lume.Quel lume sarà di maggior quantità, che sarà
generato sopra corpo di minor curvità, essendo tale lume prodotto di
una medesima causa. Quei corpi che sono illuminati dall'aria senza il
sole, generano ombre senza termini sensibili. Quei corpi che sono
illuminati dall'aria col sole fanno le ombre di termini di soperchia
sensibilità di termini. (Edizione romana, 1817: "fanno le ombre con soperchia sensibilità di termini.") 805. Precetto.I corpi illuminati da diverse qualità di
colori di lumi non hanno le parti illuminate delle lor superficie
convenienti ai colori delle lor parti ombrose. Rarissime sono le volte
che i colori delle superficie de' corpi opachi abbiano i debiti colori
delle ombre corrispondenti ai colori delle lor parti illuminate. Quel
che si propone, nasce che gli obietti che fanno l'ombra sopra tali
corpi non sono del colore naturale di essi corpi, né del medesimo colore naturale dell'illuminatore d'esso corpo. 806. Precetto.Il vero colore delle ombre e de' lumi di
ciascun corpo è che le pareti dell'abitazione dove tal corpo si trova
sieno del colore del corpo che dentro a loro si serra e che il lume
della impannata che illumina tale abitazione sia ancor esso del colore
del corpo rinchiuso. E cosí l'abitazione genererà colle sue parti
ombrose ombre sopra del corpo rinchiuso, che saranno di colore
proporzionevoli ad esso corpo ombrato, e le parti illuminate dal colore
della finestra saranno convenienti al colore del corpo illuminato ed al colore delle sue ombre. 807. De' termini de' corpi mediante i campi.I termini de' corpi mediante i campi sempre
paiono variati in piú oscurità o chiarezza che l'altro loro rimanente.
Quel ch'è detto accade per la settima di questo, che prova che tanto
paiono piú chiari i termini delle cose bianche, quanto essi confinano
in termini piú oscuri, e tanto paiono piú oscuri i termini delle cose
ombrate, quanto esse confinano in cosa piú bianca. L'esempio principale
si dimostra nel bianco veduto in parte dal sole, la parte illuminata
del quale pare piú candida al paragone dell'ombra, e l'ombra piú oscura
al paragone del chiaro; e questo si vede bene nelle pareti de' muri ed in altri corpi piani. 808. Precetto delle ombre.Le ombre de' corpi distanti debbono esser
fatte al medesimo lume, imperocché se tu facessi la tua mistione de'
colori al sole per imitare le cose vedute dal sole, e che poi tu
facessi la mistione delle ombre de' corpi all'ombra, per imitare le
cose che non sono viste dal sole, e che poi tu mettessi ogni cosa
all'ombra, non ti riuscirebbe la vera similitudine; perché tu hai da
considerare che una medesima qualità di colori posta all'ombra sarà
ombra vera di quel ch'è posto al sole; e se tu poi dessi il sole
all'ombrato come all'illuminato, tu vedresti l'ombra ed il lume imitato esser fatto di un medesimo colore. 809. Dell'imitazione de' colori in qualunque distanza.
Quando tu vuoi contraffare un colore, abbi rispetto che, stando tu nel
sito ombroso, in quello tu non voglia imitare il sito luminoso, perché
inganneresti con tale imitazione te medesimo. Quello che hai da fare in
tal caso a voler adoperare con certezza come si conviene alle
matematiche dimostrazioni, è che per tutti i colori che tu hai da
imitare paragoni l'imitante coll'imitato a un medesimo lume e che il
tuo colore sia conterminale alla linea visuale del color naturale.
Diciamo che tu voglia imitare la montagna nella parte ch'è veduta dal
sole. Metti i tuoi colori al sole, e alla veduta di quello fa la tua
mistione di colori imitabili, e paragona al medesimo lume solare,
tenendo il tuo colore scontrato col colore imitato; come a dire: io ho
il sole a mezzogiorno, e ritraggo il monte a ponente, il quale è mezzo
ombroso e mezzo luminoso; ma qui io voglio imitare il luminoso: io
torrò un poco di carta vestita di quel colore che mi parrà esser simile
all'imitato e la porrò allo scontro di esso imitato, in modo che infra
il vero ed il falso non si vedrà spazio, e cosí le farò vedere i raggi
del sole, e tanto aggiungerò varietà di colori, che il colore di
ciascuno sarà simile, e cosí andrò facendo in ogni qualità di colori ombrosi o luminosi. 810. Del lume riflesso.Tanto quanto la cosa illuminata sarà men
luminosa che il suo illuminante, tanto la sua parte riflessa sarà men
luminosa che la parte illuminata. Quella cosa sarà piú illuminata che
sarà piú propinqua all'illuminante. Tanto quanto bc entra in ba, tanto
sarà piú illuminato in ad che in dc. Quella parete che sarà piú
illuminata, parrà che abbia le sue ombre di minore oscurità. 811. Di prospettiva.Quando con due occhi si vedrà due eguali
obietti che sieno minori ciascun per sé che non è l'intervallo delle
luci di essi occhi, allora il secondo obietto parrà maggiore che il
primo. La piramide ac abbraccia il primo obietto, e la piramide db
abbraccia il secondo obietto. Ora, tanto parrà maggiore l'obietto m che
n, quanto la larghezza della piramide db sarà maggiore di ac. |
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