L'angolo dell'ARTE | Alfredo Ossino |
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GIOVANNI SEGANTINIQuando guardiamo le opere di Segantini, immerse tra atmosfere limpide, intense e calme, ci appare un uomo, che guarda la natura e le montagne, affascinato dalla loro potenza. Un uomo che fugge dal mondo e si rifugia fra i monti, per alleviare il dolore della mente. . L'artista è considerato il maggiore pittore divisionista italiano. Egli riuscì in pochi anni (morì giovane, a soli 41 anni) a cogliere la spiritualità di una natura, percepita come metafora e simbolo. Giovanni Segantini adottò la tecnica divisionista e la modificò per realizzare ampie composizioni aventi come soggetto la natura. Le sue opere sono caratterizzate da lunghe pennellate, che danno ai suoi quadri una luminosità splendente e un grande respiro prospettico. Negli ultimi anni ebbe contatti con la secessione viennese, che orientarono la sua arte verso le suggestioni del simbolismo. |
BiografiaPascolo di Primavera - 1896 - olio su tela, 95 x 155,5 cm Alla stanga Ave Maria a trasbordo Pomeriggio nelle alpi La madre stanca Costume grigionese o Acqua di fonte - olio tela (1888), cm 54x79. Ragazza che fa la calza 1988 Nel 1865, alla morte della madre il bambino raggiunge la sorellastra Irene a Milano, ma qui continua la sua vita vagabonda, di miseria e priva di affetti. A 12 anni viene arrestato e finisce in riformatorio. Nel 1873, il fratellastro Napoleone, che aveva aperto un negozio con laboratorio fotografico e aveva bisogno di un garzone, chiese il suo affidamento e il ragazzo torna quindi in Trentino. Ne 1875 a quasi diciotto anni Giovanni, si reca dalla sorella Irene, a Milano e diventa apprendista nella bottega di un decoratore, Luigi Tettamanzi e la sera frequenta (per quasi 3 anni) i corsi dell'accademia di Brera. Realizza quindi i primi quadri ed ottiene alcuni importanti riconoscimenti. Con il dipinto Il coro di Sant'Antonio viene premiato a Brera, nel 1879. Per guadagnare qualcosa, insegna geometria agli alunni del riformatorio. In questo periodo frequenta gli ambienti artistici cittadini e stringe le prime amicizie, sopratutto con Emilio Longoni. Comincia a dipingere, influenzato dal verismo lombardo e ottiene i primi riconoscimenti. Viene notato da Vittore Grubicy, pittore e mercante d'arte, che ne intuisce il talento e col quale instaura un rapporto d'amicizia e che diventerà la sua guida ed il suo tutore. Nel 1880 conosce Luigia Bugatti (da lui chiamata Bice) che sarà la sua compagna per tutta la vita e dalla quale ebbe 4 figli. La ricerca di nuovi paesaggi e di nuove occasioni lo spingono a trasferirsi in Brianza. Continua a dipingere e cerca di distaccarsi dalle impostazioni accademiche giovanili, ricercando una forma espressiva più personale e originale. Nel 1883 Grubicy diventa il suo manager. Nascono i figli Gottardo (1882) ed Alberto (1883). All'Esposizione internazionale di Amsterdam gli viene assegnata la medaglia d’oro per la prima versione del dipinto Ave Maria a trasbordo. Nel marzo del 1885 nasce il figlio Mario e nello stesso anno Segantini realizza quello che rimarrà forse il suo quadro più conosciuto Alla stanga. Con questo dipinto, Giovanni ottiene un nuovo riconoscimento all'Esposizione universale di Amsterdam ed il quadro verrà successivamente acquistato dal governo italiano. Nel 1886 si trasferisce a Savognin, in Svizzera. Nella sua evoluzione artistica il pittore si avvicina sempre di più al movimento divisionista. Nel frattempo i fratelli Grubicy organizzano per lui una grande attività promozionale e la sua notorietà cresce in patria e all'estero. Nel 1888 viene presentato all'Italian Exhibition di Londra e malgrado i suoi pochi studi, diventa un apprezzato e ricercato collaboratore di riviste d'arte. La vita agreste, gli uomini, il lavoro nei campi, i pascoli, la tosatura, la filatura, e gli animali immersi in una natura diventano i temi preferiti della sua pittura. La ricerca di ambienti, splendenti di luce e di aria, lo portano, nel 1886, a trasferirsi con la famiglia in un villaggio delle Alpi. Qui conosce una ragazza quattordicenne, Barbara Ufer, che diventa la bambinaia dei suoi figli e la sua modella per molti dei suoi quadri. Segantini ormai noto, intrattiene una fitta corrispondenza con artisti, giornalisti, studiosi. Si esprime in modo immediato e cordiale ed incisivo, anche se limitato da una ortografia non sempre corretta, dovuta al fatto che fino all'adolescenza egli era analfabeta. Il divisionismo è una tecnica di pittura, che consiste nell’accostare i colori puri, applicandoli sulla tela a piccoli tratti separati. Il movimento nasce ufficialmente nel 1891, quando le prime opere in questo stile vengono esposte alla Triennale di Brera. La tecnica del pittore, in questo ambito, si evolve verso un proprio personale simbolismo. Nel febbraio del 1891, in un suo articolo scrive: «…e incomincio a tempestare la mia tela di pennellate sottili, secche e grasse, lasciandovi sempre fra una pennellata e l'altra uno spazio interstizio che riempisco coi colori complementari, possibilmente quando il colore fondamentale è ancora fresco, acciocché il dipinto resti più fuso. Il mescolare i colori sulla tavolozza è una strada che conduce verso il nero; più puri saranno i colori che getteremo sulla tela, meglio condurremo il nostro dipinto verso la luce, l'aria e la verità», parole che sono sintesi perfetta di quella che è ormai la sua scelta: il divisionismo. Segantini continua intanto ad ottenere riconoscimenti. Il suo quadro Vacche aggiogate
vince la medaglia d’oro all'Esposizione universale di Parigi del 1889, così pure nel 1892
Meriggio e Aratura in Engadina. In questi anni l'artista matura anche un proprio
orientamento simbolista e si allontana da Vittore Grubicy. Rafforza invece il
rapporto con Alberto Grubicy che diventa il suo mecenate. |
OpereA messa prima - 1885 Ave Maria a trasbordo - cm. 120 x 93 Azalee - cm. 96 x 40 Alpe di maggio - 54,5 x 86,5 - 1891 Alla stanga - olio su tela 1886 A messa prima - olio - 1885 Autoritratto all'età di 20 anni - olio su tela - 1880 Autoritratto, 1895 carboncino con tocchi d’oro e gesso bianco su tela; 59 x 50 cm Cavallo al galoppo - cm. 82 x 97 Capriolo morto - cm. 55,5 x 96,5 Carlo Rotta - cm. 190 x 115 Contrasto di luce - cm. 76 x 110 Costume grigionese - cm 54 x 79 Donna alla fonte - cm. 71,5 x 121 Dea d'amore - cm. 210 x 144 Funghi - cm. 56 x 78 Gioia del colore - olio su tela - 1886 Gli orfani - cm. 21,7 x 17,8 Idillio - cm. 56,5 x 84,5 Il castigo delle lussuriose - cm. 40 x 74 Il trittico della natura: la Natura - cm. 234 x 400 Il trittico della natura: La morte - cm. 192 x 320 Il dolore confortato dalla fede - cm.151 x 131 La benedizione delle pecore - cm. 198 x 120 La lavandaia - cm. 46 x 31 La tosatura - cm. 64 x 45 Le due madri - cm. 157 x 280 L'angelo della vita - olio - cm. 276x212 - 1894 La signora Gaetana Casiraghi Oriani -100x70 L'amore alle fonti della vita - cm. 69 x 100 La sorgente - cm. 48 x 51 La vanità - cm. 78 x 125,5 Le cattive madri - cm. 40 x 74 - 1896 La raccolta del fieno -olio su tela - 1898 La portatrice d'acqua - olio su tela - 1887 Mezzogiorno sulle alpi - cm. 77,5 x 71,5 Natura morta con fiori e pesce - cm. 34x 54 Natura morta con carote - cm. 51 x 75 Natura morta - cm. 60 x 80 Ritorno al paese natio - cm. 161 x 299 Pascoli alpini - cm. 169 x 278 Pesci, cm.54 x 109 Prosciutto - cm.27 x 58 Paesaggio con due figure - cm. 20 x 29 Ragazza che fa la calza - cm. 54 x 88 Ritorno all'ovile - cm 79,5 x 133 Ritorno dal bosco - cm. 64,5 x 95,5 Ritratto di Carlo Rotta, 1897 olio e tempera su tela, 201,6 x 120,9 cm Savognino d'inverno - cm. 35 x 50 Sul balcone - cm. 66 x 41,5 Vacca bruna all'abbeveratoio - cm. 88 x 69 Zampognari in Brianza - Olio su tela -1884 |