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GIOVANNI SEGANTINI


Quando guardiamo le opere di Segantini, immerse tra atmosfere limpide, intense e calme, ci appare un uomo, che guarda la natura e le montagne, affascinato dalla loro potenza. Un uomo che fugge dal mondo e si rifugia fra i monti, per alleviare il dolore della mente. .
L'artista è considerato il maggiore pittore divisionista italiano. Egli riuscì in pochi anni (morì giovane, a soli 41 anni) a cogliere la spiritualità di una natura, percepita come metafora e simbolo. Giovanni Segantini adottò la tecnica divisionista e la modificò per realizzare ampie composizioni aventi come soggetto la natura. Le sue opere sono caratterizzate da lunghe pennellate, che danno ai suoi quadri una luminosità splendente e un grande respiro prospettico. Negli ultimi anni ebbe contatti con la secessione viennese, che orientarono la sua arte verso le suggestioni del simbolismo.

Biografia


segantini pascoli di primavera
Pascolo di Primavera - 1896 -
olio su tela, 95 x 155,5 cm

segantini Alla stanga
Alla stanga

segantini Ave Maria a trasbordo
Ave Maria a trasbordo

segantini Pomeriggio nelle alpi
Pomeriggio nelle alpi

segantini la madre stanca
La madre stanca

segantini Costume grigionese
Costume grigionese o Acqua di fonte -
olio tela (1888), cm 54x79.

segantini Ragazza che fa la calza
Ragazza che fa la calza 1988
Il cognome originale di Giovanni è Segatini e sarà lui a modificarlo in Segantini. Suo padre si chiamava Agostino e lui nacque il 15 gennaio 1858 ad Arco in provincia di Trento, in una famiglia molto povera, tanto che per un periodo di tempo venne anche assistita dal Comune. La madre Margherita, era di salute cagionevole, che peggiorò nel dare alla luce il figlio e quindi con conseguente aggravio per la famiglia, di spese mediche. Il padre per cercare di alleviare questa triste condizione di vita, prende con sé i figli maggiori e va prima a Verona e poi a Milano. Margherita resta sola con il figlio più piccolo Giovanni, che cresce abbandonato a se stesso e rimane analfabeta.

Nel 1865, alla morte della madre il bambino raggiunge la sorellastra Irene a Milano, ma qui continua la sua vita vagabonda, di miseria e priva di affetti. A 12 anni viene arrestato e finisce in riformatorio. Nel 1873, il fratellastro Napoleone, che aveva aperto un negozio con laboratorio fotografico e aveva bisogno di un garzone, chiese il suo affidamento e il ragazzo torna quindi in Trentino.

Ne 1875 a quasi diciotto anni Giovanni, si reca dalla sorella Irene, a Milano e diventa apprendista nella bottega di un decoratore, Luigi Tettamanzi e la sera frequenta (per quasi 3 anni) i corsi dell'accademia di Brera. Realizza quindi i primi quadri ed ottiene alcuni importanti riconoscimenti. Con il dipinto Il coro di Sant'Antonio viene premiato a Brera, nel 1879. Per guadagnare qualcosa, insegna geometria agli alunni del riformatorio. In questo periodo frequenta gli ambienti artistici cittadini e stringe le prime amicizie, sopratutto con Emilio Longoni. Comincia a dipingere, influenzato dal verismo lombardo e ottiene i primi riconoscimenti. Viene notato da Vittore Grubicy, pittore e mercante d'arte, che ne intuisce il talento e col quale instaura un rapporto d'amicizia e che diventerà la sua guida ed il suo tutore.

Nel 1880 conosce Luigia Bugatti (da lui chiamata Bice) che sarà la sua compagna per tutta la vita e dalla quale ebbe 4 figli. La ricerca di nuovi paesaggi e di nuove occasioni lo spingono a trasferirsi in Brianza. Continua a dipingere e cerca di distaccarsi dalle impostazioni accademiche giovanili, ricercando una forma espressiva più personale e originale. Nel 1883 Grubicy diventa il suo manager.

Nascono i figli Gottardo (1882) ed Alberto (1883). All'Esposizione internazionale di Amsterdam gli viene assegnata la medaglia d’oro per la prima versione del dipinto Ave Maria a trasbordo. Nel marzo del 1885 nasce il figlio Mario e nello stesso anno Segantini realizza quello che rimarrà forse il suo quadro più conosciuto Alla stanga. Con questo dipinto, Giovanni ottiene un nuovo riconoscimento all'Esposizione universale di Amsterdam ed il quadro verrà successivamente acquistato dal governo italiano.

Nel 1886 si trasferisce a Savognin, in Svizzera. Nella sua evoluzione artistica il pittore si avvicina sempre di più al movimento divisionista. Nel frattempo i fratelli Grubicy organizzano per lui una grande attività promozionale e la sua notorietà cresce in patria e all'estero. Nel 1888 viene presentato all'Italian Exhibition di Londra e malgrado i suoi pochi studi, diventa un apprezzato e ricercato collaboratore di riviste d'arte.

La vita agreste, gli uomini, il lavoro nei campi, i pascoli, la tosatura, la filatura, e gli animali immersi in una natura diventano i temi preferiti della sua pittura. La ricerca di ambienti, splendenti di luce e di aria, lo portano, nel 1886, a trasferirsi con la famiglia in un villaggio delle Alpi. Qui conosce una ragazza quattordicenne, Barbara Ufer, che diventa la bambinaia dei suoi figli e la sua modella per molti dei suoi quadri.
Segantini ormai noto, intrattiene una fitta corrispondenza con artisti, giornalisti, studiosi. Si esprime in modo immediato e cordiale ed incisivo, anche se limitato da una ortografia non sempre corretta, dovuta al fatto che fino all'adolescenza egli era analfabeta.

Il divisionismo è una tecnica di pittura, che consiste nell’accostare i colori puri, applicandoli sulla tela a piccoli tratti separati. Il movimento nasce ufficialmente nel 1891, quando le prime opere in questo stile vengono esposte alla Triennale di Brera. La tecnica del pittore, in questo ambito, si evolve verso un proprio personale simbolismo. Nel febbraio del 1891, in un suo articolo scrive: «…e incomincio a tempestare la mia tela di pennellate sottili, secche e grasse, lasciandovi sempre fra una pennellata e l'altra uno spazio interstizio che riempisco coi colori complementari, possibilmente quando il colore fondamentale è ancora fresco, acciocché il dipinto resti più fuso. Il mescolare i colori sulla tavolozza è una strada che conduce verso il nero; più puri saranno i colori che getteremo sulla tela, meglio condurremo il nostro dipinto verso la luce, l'aria e la verità», parole che sono sintesi perfetta di quella che è ormai la sua scelta: il divisionismo.

Segantini continua intanto ad ottenere riconoscimenti. Il suo quadro Vacche aggiogate vince la medaglia d’oro all'Esposizione universale di Parigi del 1889, così pure nel 1892 Meriggio e Aratura in Engadina. In questi anni l'artista matura anche un proprio orientamento simbolista e si allontana da Vittore Grubicy. Rafforza invece il rapporto con Alberto Grubicy che diventa il suo mecenate.

Per l’Exposition internationale di Parigi del 1900 egli progetta una grande opera: Il Panorama dell'Engadina, che avrebbe dovuto illustrare il meraviglioso paesaggio delle Alpi svizzere. Il progetto, però, viene abbandonato nel 1897 per mancanza di fondi. Segantini incomincia allora a lavorare al Trittico della natura, ma colpito da un violento attacco di peritonite muore il 28 settembre 1899.

La sua compagna Bice, scrive: "non aveva ancor detta, in arte, la sua ultima parola. Si sarebbe forse trasformato ancora, unificando le sue qualità, ritrovando tutto se stesso, se la morte non avesse spento quegli occhi, che sapevano così bene la luce, e irrigidita quella mano che rapiva al sole i raggi per guidarli a brillare sulle tele".

Giovanni Segantini è stato ed è tuttora uno dei più noti e valutati pittori italiani dell'ottocento, celebre per la sua pittura intimista e simbolica e per l´uso della tecnica divisionista. Egli iniziò il suo percorso artistico guardando allo stile pittorico dei veristi e dei realisti, per poi accostarsi ai contenuti simbolici del divisionismo. Inizialmente Segantini fù quindi pittore realista.
Ancora oggi è un artista ricercato ed ammirato e dopo tanti anni dalla sua morte, ancora oggi, si tengono mostre, conferenze sulla sua arte e sulla sua vita.

Opere


A messa prima - 1885
Ave Maria a trasbordo - cm. 120 x 93
Azalee - cm. 96 x 40
Alpe di maggio - 54,5 x 86,5 - 1891
Alla stanga - olio su tela 1886
A messa prima - olio - 1885
Autoritratto all'età di 20 anni - olio su tela - 1880
Autoritratto, 1895 carboncino con tocchi d’oro e gesso bianco su tela; 59 x 50 cm
Cavallo al galoppo - cm. 82 x 97
Capriolo morto - cm. 55,5 x 96,5
Carlo Rotta - cm. 190 x 115
Contrasto di luce - cm. 76 x 110
Costume grigionese - cm 54 x 79
Donna alla fonte - cm. 71,5 x 121
Dea d'amore - cm. 210 x 144
Funghi - cm. 56 x 78
Gioia del colore - olio su tela - 1886
Gli orfani - cm. 21,7 x 17,8
Idillio - cm. 56,5 x 84,5
Il castigo delle lussuriose - cm. 40 x 74
Il trittico della natura: la Natura - cm. 234 x 400
Il trittico della natura: La morte - cm. 192 x 320
Il dolore confortato dalla fede - cm.151 x 131
La benedizione delle pecore - cm. 198 x 120
La lavandaia -  cm. 46 x 31
La tosatura -  cm. 64 x 45
Le due madri - cm. 157 x 280
L'angelo della vita - olio - cm. 276x212 - 1894
La signora Gaetana Casiraghi Oriani -100x70
L'amore alle fonti della vita - cm. 69 x 100
La sorgente - cm. 48 x 51
La vanità - cm. 78 x 125,5
Le cattive madri - cm. 40 x 74 - 1896
La raccolta del fieno -olio su tela - 1898
La portatrice d'acqua - olio su tela - 1887
Mezzogiorno sulle alpi - cm. 77,5 x 71,5
Natura morta con fiori e pesce - cm. 34x 54
Natura morta con carote - cm. 51 x 75
Natura morta - cm. 60 x 80
Ritorno al paese natio - cm. 161 x 299
Pascoli alpini - cm. 169 x 278
Pesci, cm.54 x 109
Prosciutto - cm.27 x 58
Paesaggio con due figure - cm. 20 x 29
Ragazza che fa la calza - cm. 54 x 88
Ritorno all'ovile - cm 79,5 x 133
Ritorno dal bosco - cm. 64,5 x 95,5 
Ritratto di Carlo Rotta, 1897 olio e tempera su tela, 201,6 x 120,9 cm
Savognino d'inverno - cm. 35 x 50
Sul balcone - cm. 66 x 41,5
Vacca bruna all'abbeveratoio - cm. 88 x 69
Zampognari in Brianza - Olio su tela -1884