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GIOVANNI FATTORI


Giovanni Fattori è tra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli ed è considerato uno dei maggiori pittori italiani del XIX sec. Fu anche un ottimo incisore. All'inizio, fu considerato un pittore realista e rivoluzionario, piuttosto che un'avanguardista, ma in seguito l’artista divenne uno dei membri più rappresentativi di quel movimento, che fu precursore dell'impressionismo: i Macchiaioli. Anche se non si può considerare un paesaggista, le sue figure sono quasi sempre poste in paesaggi fantastici, che dimostrano la sua padronanza del colore e del suo mutare sotto l'effetto della luce e delle ombre. Nella purezza espressiva della sua pittura emerge, meglio che in altri, la forza rinnovatrice della corrente dei macchiaioli.


OPERE DI GIOVANNI FATTORI


Giovanni Fattori autoritratto
Giovanni Fattori - Autoritratto

Giovanni Fattori Silvestro Lega che dipinge sugli scogli
Giovanni Fattori - Silvestro Lega che dipinge sugli scogli
- 1866 - Olio su tavola

Giovanni Fattori Le boscaiole
Giovanni Fattori - Le boscaiole, 1878 c.,
Olio su tela, 58 x 79 cm

Giovanni Fattori - Riposo in maremma
Giovanni Fattori - Riposo in maremma - 1875 -
Olio su tela - cm 35 x 72,5

Giovanni Fattori campo italiano alla battaglia di Magenta
Giovanni Fattori - Il campo italiano alla battaglia di Magenta

Giovanni Fattori - Il salto delle pecore
Giovanni Fattori - Il salto delle pecore

Giovanni Fattori - In vedetta
Giovanni Fattori - In vedetta - 1868 / 1870

BIOGRAFIA DI GIOVANNI FATTORI


Giovanni Fattori nasce a Livorno il 6 settembre 1825, in una povera famiglia di artigiani. Impara a leggere ed a scrivere, ma non prosegue gli studi. I genitori, constatando la sua bravura nel disegno, lo fanno studiare presso il pittore G. Baldini a Livorno, nel 1846 si trasferisce a Firenze, dove nel 1847, diventa allievo di Giuseppe Bezzuoli. Con i pochi soldi della famiglia, conduce una vita stentata, aggravata dalle difficoltà nello studio, dovuta alla mancanza della sua cultura di base.
L'anno successivo, frequenta la Scuola di Nudo all'Accademia di Belle Arti di Firenze, con risultati deludenti. Il suo carattere scontroso ed istintivo, lo rendono ostile verso l'accademismo.

Nel 1848, viene coinvolto nei moti risorgimentali italiani e partecipa alla diffusione di stampa clandestine e gli viene assegnato il compito, di fattorino del Partito d'Azione.

Nel 1852, frequenta il Caffè Michelangelo, dove incontra gli artisti Odoardo Borrani, Telemaco Signorini e Vito d'Ancona, che qualche anno dopo, intorno al 1855, costituiranno il gruppo dei Macchiaioli. Ma Giovanni non aderisce subito alle nuove esperienze del movimento e fino al 1859 dipinge in maniera tradizionale.

Assieme a Signorini, è estremamente interessato alle dinamiche sociali, a differenza degli altri macchiaioli, più orientati a dipingere paesaggi.

Nel 1854 dipinge l'Autoritratto, il primo quadro dove un cromatismo pulito, di toni bruni e bianchi accesi, fa emergere la qualità del pittore.
Fra il 1855 e il 1857, partecipa alle diverse edizioni della Promotrice fiorentina, con dipinti di argomento storico-letterario.

Il 4 giugno 1859 scoppia la Battaglia di Magenta. L'evento segna profondamente l'artista, che dipinge uno dei quadri più importante della sua carriera: Il campo italiano alla battaglia di Magenta. Sulla tela dipinge però, non il conflitto, ma il ritorno dei feriti dopo la battaglia. La passione politica lascia quindi il posto alle emozioni e alla considerazione per gli uomini. Questo quadro maturo e molto simbolico, per la prima volta, mette in luce oltre alle sue doti pittoriche, anche quelle di narratore.

Per la celebrazione della guerra del 1859, Fattori presenta l'opera al premio Ricasoli e vince il concorso. La sua tecnica pittorica, identificata con la macchia, da quel momento irrompe in tutti i quadri e il pittore diventa famoso sia in Italia che all'Estero.

I soggetti a sfondo risorgimentale saranno, da quel momento, tra i temi favoriti nelle sue opere. Egli infatti continuerà sempre a dipingere battaglie e soldati. Altre opere che richiamano questi soggetti sono: Passaggio del Mincio (1865-1870), Le vedette (1870-1875), Cavalieri in perlustrazione (1875), Cavalleggeri in avanscoperta (1875-1880), Manovre di artiglieria (1880 circa), Le ordinanze (1883), Militari al bivacco (1885), Ritorno dalla passeggiata (1885-1890) e L’appello dopo la carica (1895).

Nel 1861 esegue I fidanzati e il Ritratto della cugina Argia.
Nel 1865 esegue tre grandi dipinti: Acquaiole livornesi (1865), Le macchiaiole (1865) e Costumi livornesi.
Agli inizi degli anni Sessanta, torna a Livorno e sposa, la sua fidanzata di sempre, Settimia Vannucci. Dopo un anno però la moglie si ammala di tubercolosi, e muore nel 1867. Giovanni continua a dipingere, ma il dolore è fortissimo. Dipinge molte opere che ritraggono la donna, come Ritratto della prima moglie e La Rotonda di Palmieri.

Dopo la dichiarazione del Regno d'Italia (1861), non c'era stato quel rinnovamento che il pittore aveva tanto sperato. Quindi per lui è un momento difficile, di dolore per la perdita della moglie e di delusione e anche di amarezza, con la sensazione che i suoi ideali sarebbero rimasti tali per sempre. Aiutato dall'amico Diego Martelli, che lo aiuta a non arrendersi, Fattori va si reca spesso a casa sua a Castiglioncello. È in questi viaggi che inizia a dipingere la Maremma ed esegue i ritratti di lui e della moglie.

La pittura dei soggetti campestri lo porta nel 1885 a soggiornare nella tenuta della Marsigliana, dove dipinge La marca dei puledri e il Salto delle pecore. Questi soggetti, rappresentano, l'altro suo tema preferito, il paesaggio toscano, in particolare i temi della Maremma, la sua terra.

Nel 1869 gli viene assegnata la cattedra di paesaggio e viene nominato professore all'Accademia di Firenze. Alcuni anni più tardi, nel 1873, compie il primo viaggio a Roma, dove esegue alcuni dipinti, come i Barrocci romani. Nel 1875 dipinge alcuni ritratti femminili.

Negli Settanta si reca anche a Parigi, dove è sbocciato il movimento degli Impressionisti, ma l'artista non ne viene sedotto. Torna invece in modo prepotente il tema sociale e nel 1880 porta a termine La Battaglia di Custoza ed esegue Lo scoppio del cassone e Lo staffato.

Questo è anche il periodo della Maremma ed i paesaggi che raffigurano questa terra, sono il soggetto preferito dall'artista. In questo periodo incontra Amalia Nollemberg, una ragazza ungherese e se ne innamora. La donna è molto più giovane di lui, la passione è travolgente, ma la storia però non dura molto.

Nel 1885, conosce Marianna Bigazzi e qualche anno dopo la sposa. Esegue il Ritratto della figliastra e quello della seconda moglie.
Nel 1890, dopo aver esposto nelle gallerie più importanti d'Italia, riceve una menzione speciale all'Esposizione Universale di Parigi. Fattori colleziona riconoscimenti internazionali e realizza magnifiche acqueforti e incisioni. Nel 1903 perde la sua seconda moglie. Quattro anni dopo, a Roma, incontra Fanny Martinelli, che diventerà la sua terza moglie, ed anche a lei fa un ritratto.

La sua attività negli anni successivi è intensa ed espone con regolarità alle rassegne d'arte italiane e straniere.

Giovanni Fattori muore a Firenze il 30 agosto 1908 a 82 anni di età e nello stesso anno muore anche Fanny. Giovanni spesso aveva sostenuto di non credere che per fare un artista occorra la giusta cultura e forse questo suo essere un uomo senza lettere é stato quello che gli ha permesso di essere un artista libero creatore, privo di condizionamenti culturali.

Giovanni Fattori - Incontro fatale

Giovanni Fattori - Incontro fatale - 1900 -Pastello su cartone, cm 98 x 200