logo L'angolo dell'ARTE Alfredo Ossino

TRATTATO DELLA PITTURA di LEONARDO DA VINCI

(condotto sul Cod. Vaticano Urbinate 1270)

SECONDO VOLUME
PARTE SESTA - DEGLI ALBERI E DELLE VERDURE.
PARTE SETTIMA - DE' NUVOLI
PARTE OTTAVA - DELL'ORIZZONTE
Capitoli da 812 a 935

812. Discorso delle qualità de' fiori nelle ramificazioni delle erbe.


De' fiori che nascono nelle ramificazioni delle erbe, alcuni fioriscono prima nelle somme altezze di esse ramificazioni, ed altri aprono il primo fiore nell'infima bassezza del loro fusto.

813. Della ramificazione delle piante.disegno Leonardo

disegno LeonardoPrima: ogni ramo di qualunque pianta che non è superato dal peso di sé medesimo s'incurva, levando il suo estremo verso il cielo. Seconda: maggiori sono i ramiculi de' rami degli alberi che nascono di sotto, che quelli che nascono di sopra. Terza: tutti i ramiculi nati inverso il centro dell'albero per la soverchia ombra in breve tempo si consumano. Quarta: quelle ramificazioni delle piante saranno più vigorose e favorite, le quali sono più vicine alle parti estreme superiori di esse piante, causa l'aria ed il sole. Quinta: gli angoli delle divisioni delle ramificazioni degli alberi sono infra loro eguali. Sesta: ma quegli angoli si fanno tanto più ottusi quanto i rami de' loro lati si vanno invecchiando. Settima: il lato di quell'angolo si fa più obliquo, il quale è fatto di ramo più sottile. Ottava: ogni biforcazione di rami insieme giunta ricompone la grossezza del ramo che con essa si congiunge: come a dire a b giunto insieme fa e; c d giunto insieme fa f, e f e giunto insieme fa la grossezza del primo ramo op, il quale op grossezza è eguale a tutte le grossezze a b c d, e questo nasce perché l'umore del più grosso si divide secondo i rami. Nona: tante sono le torture de' rami maestri, quanti sono i nascimenti delle loro ramificazioni che infra loro non si scontrano. Decima: quella tortura de' rami più si piega, la quale ha i suoi rami di più conforme grossezza: vedi nc ramo e cosí bc per essere infra loro eguali, che il ramo ncd è più piegato che quel di sopra aon che ha i rami più disformi. Undecima: l'appiccatura della foglia sempre lascia vestigio di sé sotto il suo ramo, crescendo insieme con tal ramo insino che la scorza crepa e scoppia per vecchiezza dell'albero.

814. Della ramificazione delle piante.

Sempre il margine donde si spicca la foglia del ramo cresce nella medesima proporzione che fa il ramo, e sempre si manifesta insino che la vecchiezza scoppia e rompe la scorza di tale ramo. Sia pbc la grossezza di detto ramo; bcd sia la foglia che si appicca al ramo in tutto lo spazio boc, ch'è il terzo della grossezza del ramo; o è l'occhio dove nasce il ramiculo sopra la foglia; dico adunque, che circondando l'appiccatura della foglia la terza parte della grossezza del ramo, crescendo il ramo pbc alla grossezza hgs, lascierà ancora il terzo del cerchio di tale grossezza, com'è segnato in gs. Quel ramo sarà più curvo nell'albero, il quale nasce più basso nella quantità della sua ramificazione.
disegno Leonardo

815. Della ramificazione delle piante.

I margini che fanno la congiunzione dei rami nel loro appiccarsi insieme quando ingrossano nelle inforcature, nel tempo della gioventù restano assai rilevati, e nella vecchiezza restano in cavo.

816. Delle minori ramificazioni delle piante.

disegno LeonardoLe foglie che compongono le ultime ramificazioni delle piante sono più evidenti nella parte di sopra che di sotto, e questo avviene più ne' noci che in altre piante, perché le loro foglie sono composte di sette altre foglie, in quel modo che tu vedi qui appresso figurato, le quali per il loro peso ricadono in basso, e spesse volte si appoggiano l'una sopra l'altra, e compongono una piastra assai luminosa, e questa si dimostra in lunga distanza, ma d'appresso si vedono poi i lustri sopra ciascuna foglia, e nella parte di sotto di essa ramificazione le foglie pendono obliquamente sotto il lor nascimento, facendo ombra l'una sopra l'altra alla sottoposta. E per quel che si è detto si conclude che tale ramificazione ha le foglie più espedite di sopra che di sotto, perché non sono occupate dalle altre; e dalla parte di sotto, per essere occupate dalle superiori, non sono interamente comprese dall'occhio. Ancora di sopra le foglie per pendere sopra il loro nascimento poco si rimuovono sopra il lor nascimento, e di sotto si discostano assai; e per questo le foglie superiori di tali ramiculi sono men remote dalla massa di tutte le sue foglie, che le foglie ultime di sotto; e questo accade nel lume particolare, perché nell'universale le foglie hanno lume e non lustro; e tutti gli alberi che hanno le foglie composte di altre foglie fanno l'officio sopradetto, ed ancora che hanno le foglie larghe, come il platano, tiglio, fico e simili.

817. Della proporzione che hanno infra loro le ramificazioni delle piante.

disegno LeonardoTal proporzione hanno le grossezze della ramificazione di ciascuna pianta nata il medesimo anno col lor primo fusto, quale hanno le antecedenti e succedenti di tutti gli altri anni preferiti e futuri, cioè che ogni anno i rami che ha acquistato ciascuna pianta, quando hanno finito di crescere, essendo insieme calcolate e unite le loro grossezze, essi sono eguali al ramo nato l'anno passato, il quale li ha partoriti, e cosí seguitano innanzi, e cosí saranno trovati ne' tempi futuri; come dire i rami ad e bd, ultimi della pianta, essendo insieme giunti, saranno eguali al ramo dc che li ha partoriti.

818. Della ramificazione degli alberi.

Le ramificazioni degli alberi nel caricarsi di frutti e di foglie mutano sito da quello ch'esse tenevano l'invernata. Mai da ramo a ramo la grossezza de' rami che si biforcano non si varia, se non quasi insensibilmente; e chi vi riponesse i ramiculi che nascono infra le principali ramificazioni, rifarebbe la grossezza di punto eguale per tutto.

disegno Leonardo 819. All'albero giovane non crepa la scorza.

I rami delle piante sono situati in due modi, cioè o sono a riscontro l'uno dell'altro, o no, e se non sono a riscontro, il ramo di mezzo s'andrà piegando ora all'un ramo, ora all'altro; e se sono a riscontro, l'albero di mezzo sarà diritto. Sempre il ramo si genera sopra l'appiccatura della foglia, e cosí fa il frutto. La scorza degli alberi sempre crepa per la lunghezza della pianta, salvo quella del ciliegio, che scoppia a circoli. Quando la pianta maestra si dividerà in uno o più rami principali ad una medesima altezza, allora i margini delle giunture di tali rami si faranno più alti a riscontro l'uno dell'altro che inverso il centro dell'albero, inverso il quale rimarranno gran concavità. disegno LeonardoE questo avviene quando gli angoli de' rami sono più stretti infra loro che l'angolo che sta di verso il centro dell'albero maestro, come a dire a b, rami, sono divisi da più stretti angoli, e cosí b c, che non sono i rami a c; e cosí adunque tali rami nell'ingrossare, più presto e con maggiore aumento si congiungono in b c, e più s'innalza la loro giuntura in a c; e per questo la giuntura di mezzo resta più bassa; provasi essere per necessità, e siano i tre circoli n m o, i quali si toccano in punto delle linee nm ed mo ed on, e non in mezzo, e non potendo attaccarsi insieme se non dov'essi si toccano, si appiccheranno adunque in essi contatti, e non in mezzo dove non si toccano; e cosí nell'ingrossare tale attaccatura s'alzerà, come di sopra si mostra, in y c, e donde monta in alto tale giuntura, il mezzo che non si tocca resta basso e concavato.

820. Della ramificazione delle piante.

disegno Leonardo Quella parte della pianta mostrerà e sarà di maggior vecchiezza, la quale sarà più presso al suo nascimento, come mostrano le crepature della sua scorza. Questo si vede ne' noci, i quali hanno spesse volte gran parte della scorza tirata e pulita sopra la scorza vecchia e crepata, e cosí sono di tante varie gioventù e vecchiezze quante sono le loro ramificazioni maestre. Gli anni dell'età degli alberi, che non sono stati storpiati dagli uomini, si possono annoverare nelle loro ramificazioni maestre; come a b c d e f, circoli, in ogni creazione di ramificazione principale, pigliando il ramo ch'è più vicino al mezzo dell'albero. Gli alberi hanno in sé tante varie età, quante sono le loro principali ramificazioni. La parte più giovane della pianta avrà la scorza più pulita e tersa che alcun'altra parte. La parte meridionale delle piante mostra maggior gioventú e vigore che le settentrionali. La parte più vecchia della scorza dell'albero è sempre quella che prima crepa. Quella parte dell'albero avrà più ruvida e grossa scorza, che sarà di maggior vecchiezza. I circoli de' rami degli alberi segati mostrano il numero de' loro anni, e quali furono più umidi o più secchi, secondo la maggiore o minore loro grossezza. E cosí mostrano gli aspetti del mondo dov'essi erano volti; perché più grossi sono a settentrione che a meridie; e cosí il centro dell'albero per tal causa è più vicino alla scorza sua meridionale che alla scorza settentrionale; e benché questo non serva alla pittura, pure io lo scriverò per lasciare men cose indietro degli alberi, che alla mia notizia sia possibile. Quelle cime degli alberi faranno maggiore accrescimento, che saranno più vicine al ramo maestro del loro albero. Le foglie che prima nascono, e che più tardi cascano, sono quelle che nascono nelle cime maestre degli alberi. Quell'albero che più invecchia ammette minori rami. Quel ramo che si estende in più continuata grossezza e più diritta, è quello il quale genera minori ramiculi intorno a sé.

821. Delle ramificazioni delle piante.

Le piante che assai si dilatano hanno gli angoli delle partizioni che separano le loro ramificazioni tanto più ottusi, quanto il nascimento loro è più basso, cioè più vicino alla parte più grossa e più vecchia dell'albero. Adunque nella parte più giovane dell'albero gli angoli delle sue ramificazioni sono più acuti.

disegno Leonardo822. Del nascimento delle foglie sopra i rami.

Non diminuisce mai la grossezza di alcun ramo dallo spazio ch'è da foglia a foglia, se non quanto è la grossezza dell'occhio ch'è su essa foglia, la qual grossezza manca al ramo che succede insino all'altra foglia.... Ha messo la natura le foglie degli ultimi rami di molte piante, che sempre la sesta foglia è sopra la prima, e cosí segue successivamente, se la regola non è impedita; e questo ha fatto per due utilità d'esse piante; la prima è perché, nascendo il ramo e il frutto nell'anno seguente dalla gemella vena dell'occhio ch'è sopra in contatto dell'appiccatura della foglia, l'acqua che bagna tal ramo possa discendere a nutrire tal gemella col fermarsi la goccia nella concavità del nascimento di essa foglia; ed il secondo giovamento è che, nascendo tali rami l'anno seguente, l'uno non cuopre l'altro, perché nascono volti a cinque aspetti i cinque rami, ed il sesto nasce sopra il primo assai remoto.

823. Delle ramificazioni delle piante colle loro foglie.

disegno LeonardoLe ramificazioni delle piante, alcune, come l'olmo, sono larghe e sottili ad uso di mano aperta in iscorto, e queste si mostrano nelle loro quantità; di sotto si mostrano dalla parte superiore; e quelle che sono più alte si mostrano di sotto, e quelle di mezzo in una parte di sotto ed una di sopra; e la parte di sopra è in estremo di essa ramificazione; e questa parte di mezzo è la più scortata che nessun'altra di quelle che sono volte colle punte inverso te, e di esse parti di mezzo dell'altezza della pianta la più lunga sarà inverso gli estremi di essi alberi, e fa a queste tali ramificazioni come le foglie della felce selvatica che nasce per gli argini de' fiumi. Altre ramificazioni sono tonde, come quelle degli alberi che mettono i ramiculi e le foglie, che la sesta è sopra la prima; ed altre sono rare e trasparenti, come il salice e simili. Gli estremi delle ramificazioni delle piante, se non sono superati dal peso de' frutti, si voltano inverso il cielo quanto è più possibile. Le parti dirette delle loro foglie stanno volte inverso il cielo per ricevere il nutrimento della rugiada che cade la notte. Il sole dà spirito e vita alle piante; e la terra coll'umido le nutrisce. Intorno a questo caso io provai già a lasciare solamente una minima radice ad una zucca, e quella tenevo nutrita coll'acqua; e tale zucca condusse a perfezione tutti i frutti ch'essa poté generare, i quali furono circa sessanta zucche di quelle larghe. E posi mente con diligenza a tale vita, e conobbi che la rugiada della notte era quella che col suo umido penetrava abbondantemente per l'appiccatura delle sue grandi foglie al nutrimento di essa pianta co' suoi figliuoli. Per regola, le foglie nate nel ramo ultimo dell'anno saranno ne' due rami fratelli in contrario moto, cioè che, voltandosi intorno il nascimento delle foglie al loro ramo, in modo che la sesta foglia di sopra nasca sopra la sesta di sotto, il moto del loro voltarsi è, se l'uno volta inverso il suo compagno a destra, l'altro gli si volta a sinistra. La foglia è tetta ovvero poppa del ramo o frutti che nascon l'anno che viene.

824. Del nascimento de' rami nelle piante.

Tale è il nascimento delle ramificazioni delle piante sopra i loro rami principali, qual è il nascimento delle foglie, le quali foglie hanno quattro modi di procedere l'una più alta che l'altra. Il primo più universale è, che sempre la sesta di sopra nasce sopra la sesta di sotto; il secondo è che le due terze di sopra sono sopra le due terze di sotto, ed il terzo modo è che la terza di sopra è sopra la terza di sotto.

disegno Leonardo825. Perché molte volte i legnami non sono diritti nelle lor vene.

Quando i rami che succedono il secondo anno sopra quelli dell'anno passato non hanno le grossezze simili sopra i rami antecedenti, ma da lato, allora il vigore di quel ramo di sotto si torce al nutrimento di quello ch'è più alto; ancoraché esso sia un poco da lato. Ma se tali ramificazioni avranno egualità nel loro crescere, le vene del loro fusto saranno diritte ed equidistanti in ogni grado di altezza della loro pianta. Adunque tu, pittore, che non hai tali regole, per fuggire il biasimo degli intendenti sii vago di ritrarre ogni tua cosa di naturale e non dispensare lo studio come fanno i guadagnatori.

826. Degli alberi.

Sempre inverso i fondi delle valli e co' rami di esse valli gli alberi sono maggiori e più spessi che inverso la sommità de' colli. Le cime de' monti sono più erbose che le loro spiaggie, perché quivi non è concorso di acque, che le abbiano a lavare, come nelle spiaggie.

827. Degli alberi.

Se il ramo dell'albero ti viene in iscorto, le sue foglie ti si dimostreranno in faccia o circa; e se il ramo si mostrerà nella vera forma, le sue foglie si mostreranno improprie, cioè in iscorto. Quando l'albero per lunga distanza non manda più la vera figura all'occhio o bugiarda delle sue foglie, allora resta la figura delle poste de' rami con certa quantità e qualità. Quando manca per distanza la figura delle poste de' rami, resta all'occhio solo la somma del suo chiaro e scuro; e se più la vorrai giudicare, tu avrai da esso solo la figura del suo colore, che lo dividerà da altre cose diverse, e se non saranno diverse, non si scernerà da loro.

828. Della ramificazione degli alberi.

Tutte le ramificazioni degli alberi hanno il nascimento della sesta foglia superiore, che sta sopra la sesta inferiore. Il medesimo hanno le viti, canne, pruno delle more e simili, salvo la vitalba gelsomino che ha le poste appaiate l'una sopra l'altra intraversata. Tutti gli alberi che hanno il sole dopo sé sono scuri inverso il mezzo.

829. Della ramificazione che in un anno rimette nelle fronti de' rami tagliati.

Tal sarà la quantità del ramiculo che rimette sopra il ramo tagliato, con la quantità de' ramiculi che di tal ramo tagliato dovea produrre il medesimo anno, quale è la quantità della camicia che sta infra la scorza ed il legno, cioè la sua linea circonferenziale fatta sopra il taglio del ramo con la lunghezza del diametro di tale ramiculo; e questo accade perché il nutrimento che passa per tale diametro, il quale solea di lí passare per innalzarsi a nutrire i rami del medesimo anno, non trovandoli, si ferma a nutrire quel ramo che nasce nel fine della scorza e camicia. Ma questa regola pare che patisca eccezione, perché se tutti i rami che di tutto il nutrimento seco viene a generare quell'anno, rifaceano tanta quantità di rami che, essendo insieme ricomposti ed uniti, colle loro grossezze e' si ricomponeano grossezza eguale al tagliato ramo; adunque, se tutta la fronte della scorza e camicia della pianta tagliata ricomponesse negl'interi labbri della sua tagliatura un cerchio unito di un continuato ramo che abbracciasse il tutto della circonferenza del legno, esso rifarebbe quel medesimo anno tanta grossezza di legname, quanta è la grossezza del ramo ch'esso abbraccia; il che pare impossibile, ancoraché l'aria, la pioggia e la rugiada l'aiutassero;  onciossiaché molto maggiore è la circonferenza di tutte le ultime ramificazioni insieme giunta, le quali la pianta, non essendo tagliata, dovea generare quell'anno, che non è la circonferenza estesa in tutta la fronte della scorza tagliata; e per conseguenza più nutrimento tira, perché in tale scorza e camicia sta la vita della pianta. Ma di questo non si tratterà il fine in questo luogo, perché si riserva altrove, e non accade alla pittura.

830. Della proporzione de' rami colla proporzione del loro nutrimento.

Tal proporzione han tutte le ramificazioni di un medesimo anno nelle loro grossezze insieme unite colla grossezza del loro fusto, quale ha il nutrimento di esso fusto col nutrimento de' predetti rami, cioè che tale è la cosa nutrita, qual è il suo nutrimento. Perché se sarà tagliato un ramo di una pianta, e che vi sia su innestato ovvero inserito uno de' suoi medesimi ramiculi, esso ramiculo si farà col tempo assai più grosso che il ramo che lo nutrisce, e sarà perché il nutrimento ovvero spiriti vitali soccorrono il luogo offeso. Nello inserire a scudo molti occhi di piante in cerchio ad un tronco tagliato comporranno il medesimo anno più quantità di grossezza che non è la fronte di tal fusto tagliato.

831. Dell'accrescimento degli alberi e per qual verso più crescono.

Le ramificazioni de' rami maggiori non crescono inverso il mezzo della loro pianta; e questo nasce perché naturalmente ogni ramo cerca l'aria e fugge l'ombra, e perché le ombre sono più potenti nella parte inferiore de' rami che risguardan la terra che in quella che si volta al cielo, nella quale sempre si riduce il corso dell'acqua che piove e della rugiada che moltiplica la notte, e tiene più umida essa parte inferiore che la superiore; e per questo i rami hanno più abbondante nutrimento in tal parte, e per questo più crescono.

832. Quali rami degli alberi sono quelli che più crescono in un anno.

Sempre le maggiori ramificazioni de' massimi rami sono quelle che nascono dalla parte del ramo che guarda la terra, e le minori nascono da quella sopra esso massimo ramo; e questa tal grandezza di ramo inferiore nasce perché sempre l'umore del ramo, quando non è percosso dal caldo del sole, ricade nella parte di sotto del suo ramo; e però più nutrisce l'umore dove di esso è maggiore abbondanza; e per questo il ramo sempre ha la scorza più grossa di sotto che di sopra; e questa è potissima causa che i ramiculi di esso ramo sono assai maggiori di sotto che di sopra, e per questo gli alberi mettono assai rami all'ingiú, i quali sono causa che il ramo che di sotto gli succede non mette gran ramiculi contro il ramo che gli sta di sopra; e per questo le piante non si confondono, né tolgono l'aria l'una all'altra per la vicinità di tante ramificazioni, perché dan luogo l'una all'altra; e se quel ramo, com'è detto, cresce assai all'ingiù, quel che gli cresce incontro cresce poco all'insú.

833. Della scorza degli alberi.

L'accrescimento della grossezza delle piante è fatto dal sugo, il quale si genera nel mese di aprile infra la camicia ed il legno di esso albero; ed in quel tempo essa camicia si converte in iscorza, e la scorza acquista nuove crepature nelle profondità delle ordinarie crepature.

834. Della parte settentrionale delle piante degli alberi.

Sempre la parte settentrionale degli alberi vecchi veste la scorza del suo pedale di verdicante piumosità.

835. Della scorza delle piante.

La scorza delle piante è sempre con maggiori crepature di verso mezzodí che nella parte settentrionale.
disegno Leonardo

836. Delle diversità che hanno le ramificazioni degli alberi.

Tre sono i modi delle ramificazioni degli alberi, de' quali modi l'uno è mettere i rami per due contrari aspetti, l'uno adoriente e l'altro ad occidente, e non sono a riscontro l'uno dell'altro, ma in mezzo dello spazio opposito; l'altro li mette a due a due, a riscontro l'uno dell'altro, ma se due ne saranno per levante e ponente, gli altri a meridie e settentrione; la terza ha sempre il sesto ramo sopra il primo successivamente.


837. Delle ramificazioni delle piante che mettono i rami a riscontro l'uno dell'altro. disegno Leonardo

Tutte le piante che mettono i rami a gradi l'uno a riscontro dell'altro con eguale grossezza, sempre saranno diritte come l'abete ab. E questa tal dirittura nasce perché le parti opposite essendo eguali in grossezza, tirano eguale umore, o vo' dire nutrimento, e fanno i rami di egual peso, onde seguita che da eguali cause nascono eguali effetti, e tale egualità riserva la rettitudine eguale di essa pianta.

838. Degli accidenti che piegano le predette piante.

Ma quando le predette piante metteranno le loro ramificazioni in eguali in grossezza, allora tal pianta non osserverà la dirittura, ma la piega in opposita parte al ramo più grosso; e questo accade perché necessità costringe tal pianta ad essere in mezzo ad eguali pesi, senza di che (Nel codice: "se non che.") presto rovinerebbe per piccol vento che traesse per la linea donde cresce il ramo più grosso.

839. Degli accidenti delle ramificazioni delle piante.

I quattro accidenti delle ramificazioni delle piante sono questi, cioè: lustro, lume, trasparenza ed ombra; e se l'occhio vedrà sopra essa ramificazione, la parte illuminata si dimostrerà di maggior quantità che la parte ombrosa; e questo accade perché essa parte illuminata è maggiore che la ombrosa, conciossiaché in quella si contiene il lume ed il lustro e la trasparenza; la qual trasparenza al presente lascierò da parte, e descriverò la dimostrazione della parte illuminata, la quale è quella ch'è messa per la quarta parte delle qualità de' colori che si variano nelle superficie dei corpi, cioè qualità mezzana, che vuol dire non esser lume principale ma mezzano; dipoi seguita l'altra quarta parte mezzana, che vuol dire non essere ombra principale, ma mezzana; e la qualità mezzana illuminata è interposta infra il lustro e la qualità mezzana ombrosa, la quale qualità mezzana ombrosa è interposta infra la mezzana illuminata e le ombre principali. La terza parte, che è la trasparenza, solo accade nelle cose trasparenti, e non ne' corpi opachi. Ma parlando al presente delle foglie degli alberi, è necessario descrivere questo secondo accidente, il quale è d'importanza alla figurazione delle piante, benché dinanzi a me non è stata usata, che ce ne sia notizia. Questa è situata come sarà detto di sotto.

840. Delle trasparenze delle foglie.

Quando il lume è all'oriente e l'occhio vede la pianta di sotto inverso tramontana, esso vedrà la parte orientale dell'albero in gran parte trasparente, eccetto quelle che sono occupate dall'ombra delle altre foglie; e la parte occidentale dell'albero sarà oscura, perché riceve sopra di sé l'ombra della ramificazione, cioè quella parte ch'è volta all'oriente.
disegno Leonardo

841. Del centro degli alberi nella loro grossezza.

Il centro delle piante nella divisione delle loro ramificazioni non sarà mai in mezzo della grossezza de' loro rami; e questo accade ancora perché più umore è dal lato di dentro della ramificazione dell'albero che di fuori, come dire c, ch'è la congiunzione de' rami a c e c e, cresce più dal centro de' rami b d che da essi centri b d agli estremi di fuori a e.

842. Qual pianta cresce nelle selve di più continuata grossezza ed in maggiore altezza.

Quella pianta crescerà in più continuata e maggiore lunghezza, la quale nascerà in più bassa e stretta valle ed in più folta selva e più remota dagli estremi di essa selva.

843. Qual pianta è di grossezza più disforme e di minore altezza e più dura.

Quella pianta sarà più disforme in grossezza, che nasce in più alto sito ed in selva più rara e più remota dal mezzo di quella.

844. Delle piante e legnami segati i quali mai per sé si piegheranno.

Quando tu vuoi che l'albero tagliato non si pieghi nella sua rettitudine, segalo per metà pel verso della sua lunghezza, e volgi le parti divise l'una al contrario dell'altra, cioè quella parte ch'era da piedi mettila da capo, e quella da capo volgila da piedi, e poi ricongiungile insieme, e questa tale collegazione mai si piega.

845. Delle aste che più si mantengono diritte.

L'asta che sarà fatta di quella parte dell'albero ch'è più volta a tramontana, sarà quella che meno delle altre si piegherà, e più manterrà la sua naturale dirittura. E questo è per causa che in tal parte il sole poco vede, e poco muove l'umore dell'albero, il che non interviene alla parte meridionale, perché tutto il giorno è veduta dal sole, il quale muove l'umore in essa parte di pianta dalla parte sua orientale all'occidentale insieme col suo corso.

846. Delle crepature de' legni quando si seccano.

Delle crepature che fanno i legni nel loro seccare, quella pianta le farà più diritte, che sarà più remota dagli estremi della sua selva, e quella più torte, che è nata più vicina agli estremi di essa selva.

847. De' legni che non si scoppiano nel seccarsi.

Quando tu vuoi che il legno nel seccare non faccia alcuna crepatura, fàllo lungamente bollire nell'acqua comune, o tienilo lungamente nel fondo di un fiume, tanto che consumi il suo natural vigore.

848. Ramificazione di alberi in diverse distanze.

I primi alberi danno all'occhio le loro vere figure; espeditamente appariscono i lumi, lustri, ombre e trasparenze di ciascuna posta delle foglie nate negli ultimi ramiculi delle piante; nella seconda distanza posta dall'orizzonte (Nel codice: "oriente.") all'occhio, lì apparisce la somma delle foglie poste ad uso di punti negli antedetti ramiculi; nella terza distanza appariscono le predette somme de' ramiculi ad uso di punti seminati nelle somme delle ramificazioni maggiori; nella quarta distanza rimangono le dette ramificazioni maggiori tanto diminuite, che solo restano in figura di confusi punti nel tutto dell'albero; poi seguita l'orizzonte, che fa la quinta ed ultima distanza, dove l'albero è tutto diminuito, in tal modo che resta in forma di punto. E cosí ho diviso la distanza ch'è dall'occhio al vero orizzonte, che termina in pianura, in cinque parti eguali.

849. Della parte che resta nota negli alberi in lunga distanza.

Nelle lunghe distanze che hanno le piante dall'occhio che le vede, sol di loro si dimostrano le somme loro principali ombrose e luminose; ma quelle che non sono principali si perdono per la loro diminuzione, imperocché, se una piccola parte illuminata resta in grande spazio ombroso, essa si perde e non corrompe in parte alcuna essa ombra; il simile accade di una piccola parte ombrosa in un gran campo illuminato.

850. Delle distanze più remote delle anzidette.

Ma quando gli alberi saranno in maggiore distanza, allora le somme ombrose e luminose si confonderanno per l'aria interposta e per la loro diminuzione, in modo che parranno esser tutte di un medesimo colore, cioè azzurro.
disegno Leonardo

851. Delle cime de' rami delle piante fronzute.

Le prime ombre che fanno le prime foglie sopra le seconde de' rami fronzuti sono meno scure che quelle che fanno esse foglie ombrate sopra le terze foglie; e cosí quelle che fanno esse terze foglie ombrate sopra le quarte; e di qui nasce che le foglie illuminate, che hanno per campo le terze e le quarte foglie ombrose, si mostrano di maggior rilievo che quelle che hanno per campo le prime foglie ombrate. Come se il sole fosse e, e la prima foglia illuminata da esso sole fosse a, la quale ha per campo la seconda foglia b, secondo l'occhio n; dico che tale foglia spiccherà meno avendo per campo essa seconda foglia, che s'essa sportasse più in fuori ed avesse per campo la foglia c, ch'è più scura per essere interposte più foglie infra essa ed il sole. E più spiccherebbe s'essa  campeggiasse sopra la quarta foglia, cioè d.

852. Perché i medesimi alberi paiono più chiari d'appresso che da lontano.

Gli alberi di medesima specie si dimostrano essere più chiari d'appresso che da lontano, per tre cause. La prima è perché le ombre si mostrano più oscure d'appresso, e per tale oscurità le ramificazioni illuminate, che con esse confinano, si dimostrano più chiare che non sono; la seconda è che nel rimuoversi dall'occhio l'aria che s'interpone infra tali ombre e l'occhio, con maggiore grossezza che prima non solea, rischiara essa ombrosità, e la fa in colore partecipante di azzurro: per la qual cosa i rami luminosi non si dimostrano con sicuro paragone come prima, e vengono a parere oscurati; la terza cagione è che le specie che tali ramificazioni mandano all'occhio di chiaro e di scuro si mischiano ne' loro estremi insieme e si confondono, perché sempre le parti ombrose sono di maggior somma che le luminose, ed esse ombrose acquistano più cognizione in lunga distanza che le poche chiare; e per queste tre cause gli alberi si dimostrano più oscuri da lontano che d'appresso, e perché ancora le parti luminose tanto più crescono quanto esse sono di più potente illuminazione; il che tanto più si dimostra potente quanto minore grandezza di aria infra l'occhio ed esse s'interpone.

853. Perché gli alberi da una distanza in là quanto più sono lontani più si rischiarano.

Da una distanza in là gli alberi, quanto più s'allontanano dall'occhio, tanto più gli si dimostrano chiari, tantoché all'ultimo sono della chiarezza dell'aria nell'orizzonte. Questo nasce per l'aria che s'interpone infra essi alberi e l'occhio, la quale essendo di bianca qualità, quanto con maggior quantità s'interpone, di tanto maggiore bianchezza occupa essi alberi, i quali per partecipare in sé di scuro colore, la bianchezza di tale aria interposta rende le parti oscure più azzurre che le parti loro illuminate.

854. Delle varietà delle ombre degli alberi ad un medesimo lume, in un medesimo paese, in lume particolare.

Quando il sole è all'oriente, gli alberi a te orientali hanno grandi ombre, ed i meridionali mezzo ombrosi, e gli occidentali tutti illuminati; ma questi tre aspetti non bastano, perché sta meglio a dire tutto l'albero orientale sarà ombroso, e quello che sarà a scirocco sarà i tre quarti ombroso; e l'ombra dell'albero meridionale occupa la metà dell'albero; ed il quarto dell'albero di libeccio sarà ombroso, e l'albero occidentale non mostra ombra alcuna.

855. De' lumi della ramificazione degli alberi.

Per quello ch'è detto di sopra, le somme delle ramificazioni degli alberi illuminate, ancoraché ciascuna loro foglia sia divisa dalle altre foglie con ispazio ombroso, accade che nelle distanze la parte ombrosa essendo minuta si perde, per essere, com'è detto, occupata e superata dalla parte luminosa, la quale non diminuisce per distanza quanto l'ombrosa; e per questo seguita che la somma delle foglie di un medesimo ramo in alquanta distanza par essere quasi di un medesimo colore; e se pure per una buona vista si discerne alquanto delle ombre de' detti intervalli ombrosi interposti infra le foglie, essi non si dimostrano della debita oscurità; e questo nasce per due cause: la prima si è per la grossezza dell'aria che s'interpone infra l'occhio e l'obietto ombroso; la seconda si è perché le minute specie in sí lunga distanza si mischiano alquanto ne' loro termini e confondono la cognizione loro, e restando più nota la parte illuminata che l'ombrata, per esse le ombre si dimostrano di poca oscurità.

856. Della forma che hanno le piante nel congiungersi colle loro radici.

I pedali delle piante non osservano la rotondità della loro grossezza quando si accostano al nascimento de' rami, o delle loro radici; e questo nasce perché tali ramificazioni superiori ed inferiori sono le membra donde si nutriscono le piante; cioè che di sopra la state si nutriscono colla rugiada e pioggie mediante le foglie, e di sotto l'invernata mediante il contatto che ha la terra colle loro radici.

857. Delle ombre e lumi e loro grandezze nelle foglie.

Le ramificazioni delle piante sono vedute di sotto, o di sopra, o in mezzo; se esse sono vedute di sotto, allora, se il lume sarà universale, è maggiore la parte ombrosa che la illuminata. E s'esse saranno vedute di sopra, sarà maggiore la parte illuminata che la ombrosa. E s'esse saranno vedute in mezzo, tanto sarà la parte illuminata quanto quella delle ombre.

disegno Leonardo 858. Dell'illuminazione delle piante.

Nella situazione dell'occhio, il quale vede illuminata quella parte delle piante che veggono il luminoso, mai sarà veduta illuminata l'una pianta come l'altra. Provasi, e sia l'occhio c che vede le due piante b d, le quali sono illuminate dal sole a; dico che tale occhio c non vedrà i lumi essere della medesima proporzione alla sua ombra nell'un albero come nell'altro, imperocché quell'albero ch'è più vicino al sole si dimostrerà di tanto più ombroso che quello che n'è più remoto, quanto l'un albero sarà più vicino al concorso de' raggi solari che vengono all'occhio, che l'altro. Vedi che dell'albero d non si vede dall'occhio c altro che l'ombra e dal medesimo occhio c si vede l'albero b mezzo illuminato e mezz'ombrato.

859. Ricordo delle piante al pittore.

Ricordati, o pittore, che tanto sono varie le oscurità delle ombre in una medesima specie di piante, quanto sono varie le rarità o densità delle loro ramificazioni.

860. Del lume universale illuminatore delle piante.

disegno Leonardo Quella parte della pianta si dimostrerà vestita di ombre di minore oscurità, la quale sarà più remota dalla terra. Provasi: up sia la pianta, nbc sia l'emisfero illuminato; la parte di sotto dell'albero vede la terra pc, cioè la parte o; e vede un poco dell'emisfero in cd; ma la parte più alta nella concavità a è veduta da maggior somma dell'emisfero, cioè bc; e per questo, perché non vede la oscurità della terra, resta più illuminata. Ma se l'albero è spesso di foglie come il lauro, l'abete e il bosso, allora è variato; perché, ancoraché a non veda la terra, e' vede l'oscurità delle foglie divise da molte ombre, la quale oscurità riverbera in su ne' riversi delle soprapposte foglie; e questi tali alberi hanno le ombre tanto più oscure, quanto esse sono più vicine al mezzo dell'albero.

861. Degli alberi e loro lume.

Il vero modo da pratico nel figurare le campagne, vo' dire paesi colle loro piante, si è dell'eleggere che il cielo sia occupato dal sole, acciocché esse campagne ricevano lume universale e non il particolare del sole, il quale fa le ombre tagliate ed assai differenti dai lumi.

862. Della parte illuminata delle verdure e de' monti.

La parte illuminata si dimostrerà più in lunga distanza del suo natural colore, la quale sarà illuminata da più potente lume.

863. De' lumi delle foglie oscure.

I lumi di quelle foglie saranno più del colore dell'aria che in loro si specchia, le quali sono di colore più oscuro; e questo è causato perché il chiaro della parte illuminata coll'oscuro in sé compone colore azzurro, e tal chiaro nasce dall'azzurro dell'aria che nella superficie pulita di tali foglie si specchia ed aumenta l'azzurro che la detta chiarezza suol generare colle cose oscure.

864. De' lumi delle foglie di verdura traenti al giallo.

Ma le foglie di verdura traenti al giallo non hanno nello specchiare dell'aria a fare lustro partecipante d'azzurro, conciossiaché ogni cosa che apparisce nello specchio partecipa del colore di tale specchio; adunque l'azzurro dell'aria specchiato nel giallo della foglia pare verde, perché azzurro e giallo insieme misti compongono bellissimo verde; adunque verdegialli saranno i lustri delle foglie chiare traenti al color giallo.

865. Degli alberi che sono illuminati dal sole e dall'aria.

Gli alberi illuminati dal sole e dall'aria avendo le foglie di colore oscuro, queste saranno da una parte illuminate dall'aria, e per questo tale illuminazione partecipa d'azzurro; e dall'altra parte saranno illuminate dall'aria e dal sole, e quella parte che l'occhio vedrà illuminata dal sole sarà lustra.

866. De' lustri delle foglie delle piante.

Le foglie delle piante comunemente sono di superficie pulita, per la qual cosa esse specchiano in parte il colore dell'aria, la quale aria partecipa di bianco per essere mista con sottili e trasparenti nuvole; la superficie delle quali foglie, quando sono di natura oscure come quelle degli olmi, quando non sono polverose, rendono i loro lustri di colore partecipante di azzurro; e questo accade per la settima del quarto che mostra: il chiaro misto coll'oscuro compone azzurro. E tali foglie hanno i rami lustri tanto più azzurri quanto l'aria che in esse si specchia sarà più purificata ed azzurra; ma se tali foglie sono giovani, come nelle cime de' rami nel mese di maggio, allora esse saranno verdi con partecipazione di giallo; e se i loro lustri saranno generati dall'aria azzurra, che in lor si specchia, allora i lustri saranno verdi, per la terza di esso quarto che dice: il color giallo misto coll'azzurro sempre genera color verde. I lustri di tutte le foglie di densa superficie parteciperanno del colore dell'aria, e quanto più saranno le foglie oscure, più si faranno di natura di specchio, e per conseguenza tali lustri parteciperanno più di azzurro.

867. Del verde delle foglie.

I più bei verdi che abbiano le foglie degli alberi sarà quando essi s'interpongono colla loro grossezza infra l'occhio e l'aria.

868. Dell'oscurità dell'albero.

Molto più oscura è quella parte dell'albero che termina nell'aria, che quella che termina nella selva, o monti, o colli.

869. Degli alberi.

Quando le piante saranno riguardate di verso il sole, per la trasparenza delle loro foglie esse inverso gli estremi si dimostreranno di più bel verde che prima non era; inverso il mezzo parrà forte oscuro, e le foglie che non saranno trasparenti saranno quelle che ti mostreranno il loro dritto, e piglieranno lustri molto evidenti. Ma se riguarderai le piante dall'opposita parte del sole, tu le vedrai con poche ombre ed assai lustri nelle foglie, se saranno dense.

870. Degli alberi posti sotto l'occhio.

disegno LeonardoGli alberi posti sotto l'occhio, ancora ché sieno in sé di eguale altezza e di eguali colori e spessitudine di ramificazione, non resterà che in sé in ogni grado di distanza essi non acquistino oscurità; e questo nasce perché a quello che ti è più vicino, per essergli tu di sopra, tu vedi quella parte di esso che si mostra al cielo illuminatore delle cose, onde tu vedi di esso la parte illuminata, e però si mostra con effetto più chiara, e quella che t'è più remota tu la vedi più di sotto, ond'essa ti mostra di sé le parti più ombrose, e per conseguenza sarà ( Nella edizione romana 1817 e nella viennese: "si ti fa.") più oscura, e se non fosse che maggior somma d'aria s'interpone infra l'occhio e la seconda che infra esso occhio e la prima che viene a rischiarare tale oscurità, la prospettiva de' colori scorterebbe per l'opposito.

871. Delle cime sparse degli alberi.

Le cime sparse degli alberi rari di rara ramificazione non pigliano sensibili ombre, perché i loro rami sono sottili e di rare e sottili foglie e le loro parti che non sono trasparenti restano illuminate.

872. Delle remozioni delle campagne.

L'estremità degli alberi ne' luoghi alquanto remoti le farai quasi insensibili e poco variate dal loro campo.

873. Dell'azzurro che acquistano gli alberi remoti.

L'azzurro che acquistano gli alberi ne' luoghi remoti si genera più nell'oscurità che inverso le parti luminose; e questo nasce per la luce dell'aria interposta infra l'occhio e l'ombra, che si tinge in colore celeste; e le parti luminose degli alberi sono le ultime che mancano della loro verdura.

874. Del sole che illumina la foresta.

Quando il sole illumina la foresta, gli alberi delle selve si dimostreranno di terminate ombre e lumi, e per questo parranno essersi avvicinati a te, perché si fanno di più cognita figura; e ciò che di loro non è veduto dal sole, pare oscuro egualmente, salvo le loro parti sottili che s'interpongono infra il sole e te, le quali si faranno chiare per la loro trasparenza; e questo accade il fare minor quantità di lumi negli alberi illuminati dal sole che dal cielo, perché maggiore è il cielo che il sole, e maggior causa fa maggiori effetti in questo caso. Nel farsi minori le ombre delle piante, gli alberi parranno non essere più rari, e massime dove hanno un medesimo colore, e che di loro natura sieno di rami rari e di foglie sottili, come persico, susino e simili; perché di loro l'ombra ritirandosi inverso il mezzo della pianta, essa pianta pare essere diminuita, ed i rami che del tutto restano fuori dell'ombra paiono un medesimo colore e campo.

875. Delle parti luminose delle verdure delle piante.

Le parti luminose delle verdure delle piante, nelle vicinità ch'esse hanno coll'occhio, mostrano ad esso occhio essere più chiare che quelle delle piante remote, e le loro parti ombrose si mostrano più scure che quelle di esse piante remote. Le piante remote mostrano le loro parti luminose più scure che quelle delle piante vicine, e le loro parti ombrose si mostrano più chiare che le parti ombrose di esse piante vicine; e questo nasce perché il concorso delle specie di esse piante ombrose e luminose si confondono e si mischiano per le grandi distanze che esse hanno dall'occhio che le vede.

876. Delle piante che sono infra l'occhio e il lume.

Delle piante che sono infra l'occhio e il lume, la parte dinanzi sarà chiara, la qual chiarezza sarà mista di ramificazioni di foglie trasparenti per essere vedute da rovescio, con foglie lustre vedute dal diritto, ed il loro campo di sotto e di retro sarà di verdura oscura per essere ombrata dalla parte dinanzi della detta pianta; e questo accade nelle piante più alte dell'occhio.

877. Del colore accidentale degli alberi.

I colori accidentali delle fronde degli alberi sono quattro, cioè ombra, lume, lustro e trasparenza.

878. Della dimostrazione degli accidenti.

Delle parti accidentali delle foglie delle piante in lunga distanza si farà un misto, il quale parteciperà più di quell'accidente che sarà di maggior figura.

879. Quali termini dimostrino le piante remote dall'aria che si fa lor campo. disegno Leonardo

I termini che hanno le ramificazioni degli alberi coll'aria illuminata, quanto più sono remoti, più si fanno in figura traente allo sferico, e quanto più sono vicini, meno dimostrano di tale sfericità, come a albero primo, che per essere vicino all'occhio, dimostra la vera figura della sua ramificazione, la quale si diminuisce quasi in b, ed al tutto si perde in c, dove non che i rami di essa pianta si vedono, ma tutta la pianta con gran fatica si conosce. Ogni corpo ombroso, il quale sia di qualunque figura si voglia, in lunga distanza pare essere sferico; e questo nasce perché, s'egli è un corpo quadrato, in brevissima distanza si perdono gli angoli suoi, e poco più oltre si perdono i lati (Nel codice: "poco più disegno Leonardo si perde più di lati.") minori che restano; e cosí, prima che si perda il tutto, si perdono le parti per essere minori del tutto, come l'uomo ch'è in tale aspetto perde prima le gambe, le braccia e la testa che il busto; dipoi perde prima gli estremi della lunghezza che della larghezza, e quando son fatti eguali, sarebbe quadro, se gli angoli vi restassero, ma non vi restando, è tondo.

880. Delle ombre delle piante.

Le ombre delle piante poste ne' paesi non si dimostrano vestire di sé con medesima situazione nelle piante destre come nelle sinistre, e massime essendo il sole a destra od a sinistra. Provasi per la quarta che dice: i corpi opachi interposti infra il lume e l'occhio si dimostrano tutti ombrosi; e per la quinta: l'occhio interposto infra il corpo opaco ed il lume vede il corpo opaco tutto illuminato; e per la sesta: l'occhio ed il corpo opaco interposto infra le tenebre ed il lume sarà veduto mezzo ombroso e mezzo luminoso.

881. Delle ombre e trasparenze delle foglie.

Le foglie delle piante per essere trasparenti non mandano integrali tenebre alle foglie da loro ombrate, ma mandano ombre di piccola oscurità che acquistano bellezza di verde; e le terze foglie alle prime sottoposte pigliano doppia oscurità all'oscurità della seconda foglia, perché due sole foglie la ombrano, e cosí le terze e poi le quarte, sempre si vanno moltiplicando in oscurità, e così andrebbero in infinito. E però tu, pittore, quando fai le poste de' gran rami fronzuti, falle più illuminate che la parte inverso il centro dell'albero, e le poste de' rami più inverso il lume ancora più illuminate, e le poste di esse poste ancora più e le ultime foglie più, e più le parti ultime delle foglie disposte al lume. Tutte le erbe e foglie dell'albero interposte infra l'occhio ed il sole sono vedute per trasparenza aiutata dal lume del sole, la qual trasparenza è in suo sommo grado di bellezza di verde, ed è di più virtù de' raggi solari, che dall'opposita parte l'illuminano, che per suo naturale colore.

882. Delle ombre delle foglie trasparenti.

Le ombre che sono nelle foglie trasparenti, vedute da rovescio, sono quelle medesime ombre che sono dal dritto di esse foglie, le quali traspariscono da rovescio insieme colla parte luminosa, ove è (Nell'edizione viennese. "fuorché.") il lustro che mai può trasparire. Quando l'una verdura è dietro all'altra, i lustri delle foglie e le trasparenze si dimostrano di maggior potenza che quelle che confinano colla chiarezza dell'aria. E se il sole illumina le foglie che s'inframmettono infra esso e l'occhio, senza che l'occhio veda il sole, allora i lustri delle foglie e le loro trasparenze sono eccessivi. Molto è utile il fare alcune ramificazioni basse, le quali sieno scure e campeggino in verdure illuminate, che sieno alquanto remote dalle prime. Delle verdure oscure vedute di sotto, quella parte è più oscura ch'è più vicina all'occhio, cioè ch'è più distante dall'aria luminosa.

883. Del non fingere mai foglie trasparenti al sole.

Non fingere mai foglie trasparenti al sole perché sono confuse; e questo accade perché sopra la trasparenza di una foglia vi si stamperà l'ombra di un'altra foglia che le sta di sopra, la quale ombra è di termini spediti e di terminata oscurità, ed alcuna volta è mezza o terza parte di essa foglia che adombra, e cosí tale ramificazione è confusa, ed è da fuggire la sua imitazione. I ramiculi superiori de' rami laterali delle piante si accostano più al lor ramo maestro che non fanno quei di sotto. Quella foglia è meno trasparente, che piglia il lume infra angoli più disformi. I rami più bassi delle piante che fan grandi foglie e frutti gravi, come noci e fichi e simili, sempre si dirizzano alla terra.

disegno Leonardo 884. Dell'ombra della foglia.

Alcuna volta la foglia ha tre accidenti, cioè ombra, lustro e trasparenza, come se il lume fosse in n alla foglia s e l'occhio in m, che vedrà a luminato, b ombrato, c trasparente. La foglia di superficie concava veduta dal rovescio di sotto in su, alcuna volta si mostrerà mezzo ombrosa e mezzo trasparente; come: po sia la foglia ed il lume m e l'occhio n, il quale vedrà o adombrato, perché il lume non la percuote infra gli angoli eguali, né da diritto né da rovescio, e il p sarà il lume trasparente nel suo rovescio.
disegno Leonardo

885. Delle foglie oscure dinanzi alle trasparenti.

Quando le foglie saranno interposte infra il lume e l'occhio, allora la più vicina all'occhio sarà la più oscura, e la più remota sarà la più chiara, non campeggiando nell'aria; e questo accade nelle foglie che sono dal centro dell'albero in là, cioè inverso il lume.

886. Delle piante giovani e loro foglie.

Le piante giovani hanno le foglie più trasparenti e più pulita scorza che le vecchie, e massime il noce, ed è più chiaro di maggio che di settembre. Le ombre delle piante non sono mai nere, perché dove l'aria penetra non possono essere tenebre.

887. Del colore delle foglie.

Se il lume viene da m e l'occhio sia in n, esso occhio vede il colore delle foglie a b tutto partecipare del colore dell'm, cioè dell'aria, ed l b c saranno vedute da rovescio, trasparenti con bellissimo color verde partecipante di giallo. Se m sarà il luminoso illuminatore della foglia s, tutti gli occhi che vedranno il rovescio di essa foglia la vedranno di bellissimo verde chiaro, per essere trasparente. Molte sono le volte che le poste delle foglie saranno senza ombre, ed avranno il rovescio trasparente ed il diritto sarà lustro.

888. Degli alberi che mettono i rami diritti.

Il salice ed altre simili piante a cui si tagliano i rami ogni tre o quattro anni, mettono rami assai diritti, e la loro ombra è inverso il mezzo, dove nascono essi rami, ed inverso gli estremi fan poca ombra per le loro minute foglie ed i rari e sottili rami; adunque i rami che si levano inverso il cielo avranno poca ombra e poco rilievo, e que' rami che guardano dall'orizzonte in giù nascono nella parte oscura dell'ombra e vengonsi rischiarando a poco a poco insino ai loro estremi; e questi mostrano buon rilievo per essere in gradi di rischiaramento in campo ombroso. Quella pianta sarà meno ombrata, che avrà più rara ramificazione e rare foglie.

889. Delle ombre degli alberi.

Stando il sole all'oriente, gli alberi occidentali all'occhio si dimostreranno di pochissimo rilievo e quasi d'insensibile dimostrazione se l'aria che infra l'occhio ed esse piante s'interpone è molto fosca: per la settima di questo, è son privati d'ombra, e, benché l'ombra sia in ciascuna divisione di ramificazione, egli accade che le similitudini dell'ombra e lume che vengono all'occhio sono confuse e miste insieme, e per la loro piccola figura non si possono comprendere. Ed i lumi principali sono nel mezzo delle piante, e le ombre inverso gli estremi, e le loro separazioni son divise dalle ombre degl'intervalli di esse piante, quando le selve sono spesse di alberi, e nelle rare i termini poco si vedono.

890. Degli alberi orientali.

Stando il sole all'oriente, gli alberi veduti inverso esso oriente avranno il lume che li circonderà d'intorno alle sue ombre, eccetto di verso la terra, salvo se l'albero non fosse stato rimondo l'anno innanzi. E gli alberi meridionali e settentrionali saranno mezzo ombrosi e mezzo luminosi, e più o meno ombrosi o luminosi, secondoché saranno più o meno orientali od occidentali. L'occhio alto o basso varia le ombre ed i lumi negli alberi, imperocché l'occhio alto vede gli alberi con poche ombre ed il basso con assai ombre. Tanto son varie le verdure delle piante, quanto son varie le loro specie. Stando il sole all'oriente, i suoi alberi sono oscuri inverso il mezzo, ed i loro estremi sono luminosi.

891. Delle ombre delle piante orientali.

Le ombre delle piante orientali occupano gran parte della pianta, e sono tanto più oscure quanto gli alberi sono più spessi di foglie.

892. Delle piante meridionali.

Quando il sole è all'oriente, le piante meridionali e settentrionali hanno quasi tanto di lume quanto di ombre, ma tanto maggior somma di lume quanto esse sono più occidentali, e tanto maggior somma di ombra quanto esse sono più orientali.

893. De' prati.

Stando il sole all'oriente, le verdure de' prati e d'altre piccole piante sono di bellissima verdura per essere trasparenti al sole, il che non accade ne' prati occidentali; e le erbe meridionali e settentrionali sono di mediocre bellezza di verdura.

894. Delle erbe de' prati.

Delle erbe che pigliano l'ombra delle piante che nascono infra esse, quelle che sono di qua dall'ombra hanno le festuche illuminate in campo ombroso, e le erbe che loro hanno ombrato hanno le festuche oscure in campo chiaro, cioè nel campo ch'è di là dall'ombra.

895. Dell'ombra della verdura.

Sempre l'ombra delle verdure partecipano dell'azzurro, e cosí ogni ombra di ogni altra cosa, e tanto più ne piglia quanto essa è più distante dall'occhio, e meno, quanto essa è più vicina.
disegno Leonardo

896. De' paesi in pittura.

Gli alberi ed i monti de' paesi fatti in pittura debbono mostrare le loro ombre da quel lato donde viene il lume, e debbono mostrare le parti illuminate da quel lato donde vengono le ombre; e mostrino il lume e le ombre in quelli che l'occhio vede dove vede il lume e le ombre; provasi per la figura in margine.


897. Perché le ombre de' rami fronzuti non si dimostrano potenti vicino alle loro parti luminose come nelle parti opposite.

La parte illuminata de' rami degli alberi in lunga distanza confonde le parti ombrose che infra le particole illuminate di essi rami si trovano. Questo accade perché le parti illuminate in lunga distanza crescono di lor figura, e le ombrose diminuiscono in tanta quantità, ch'esse non sono sensibili all'occhio, ma solo si dimostrano nelle loro similitudini, che vengono all'occhio, una cosa confusa, perché tali specie ombrose e luminose fanno insieme un misto, e per essersi più mantenute tali parti luminose, il composto di queste due qualità si dimostra essere di quella natura che apparisce la maggior parte del ramo.

898. Qual parte del ramo della pianta sarà più oscura.

Quella parte del ramo della pianta sarà più oscura, che sarà più remota da' suoi estremi, essendo l'albero di uniforme spartimento di ramificazione.

899. Della veduta degli alberi.

Farai infra le piante che sono negli argini delle strade le loro ombre solari tutte discontinuate, a  similitudine delle poste delle frasche, onde derivano.

900. De' paesi.

Sono i paesi chiari in sul principio, perché tu vedi infra le cime degli alberi e prati ed altri spazi ed intervalli delle piante. Ma quando tu cominci per la distanza a perdere essi intervalli, tu vedi solo le ramificazioni degli alberi, le quali, ancorch'esse sieno del medesimo colore de' prati, pigliano più ombra verso il centro dell'albero, che non fa il prato per la loro spessitudine e diminuzione; onde per questo accade tale oscurità, la quale ancor essa poi per distanza si rischiara e convertesi nel colore dell'orizzonte.

901. Pittura della nebbia che cuopre i paesi.

Le nebbie che si mischiano per l'aria, quanto più si abbassano, più s'ingrossano, in modo che i raggi solari in quella più risplendono, essendo essa interposta infra il sole e l'occhio; ma se l'occhio s'interpone infra il sole e la nebbia, essa nebbia pare oscura, la quale oscurità è tanto più potente, quanto essa è più bassa, com'è provato; e l'una e l'altra nebbia restano oscure come nuvola, quando essa nuvola s'interpone infra il sole e la nebbia; ma la nebbia interposta infra il sole e l'occhio, per alquanto spazio rimossa dall'occhio, partecipa assai dello splendore del sole, e tanto più, quanto essa sarà più vicina al corpo solare; e gli edifici delle città si dimostreranno in tal caso tanto più oscuri, quanto e' saranno posti in più lucente nebbia, perché allora saranno più vicini al sole, e perché è detto essa nebbia essere di grossezza uniformemente disforme, cioè ch'è tanto più grossa quanto essa più s'avvicina alla terra, e piglia tanto maggior splendore dal sole quant'essa è più bassa; per la qual cosa gli edifici paralleli, cioè torri e campanili che in essa si trovano, si dimostrano tanto men grossi, quanto essi saranno più vicini alla loro base; e questo è necessario, perché quel corpo oscuro si dimostra minore ch'è posto in più lucente aria; la ragione è posta nella trentaduesima della mia prospettiva.

902. De' paesi.

Le parti ombrose de' paesi remoti partecipano più di colore azzurro che le parti illuminate. Provasi per la definizione dell'azzurro in che si tinge l'aria privata di colore; la quale, se non avesse le tenebre sopra di sé resterebbe bianca, perché in sé l'azzurro dell'aria è composto di luce e di tenebre.

disegno Leonardo 903. De' paesi nelle nebbie o nel levare o nel porre del sole.

Dico de' paesi all'occhio tuo orientali; nel levare del sole, ovvero colle nebbie od altri vapori grossi interposti infra il sole e l'occhio, dico ch'essi saranno molto più chiari inverso il sole e manco splendidi nelle parti opposite, cioè occidentali; ma s'egli è senza nebbia o vapori, la parte orientale, ovvero quella parte che si interpone infra il sole e l'occhio, sarà tanto più oscura, quanto essa è all'occhio più vicina; e tale accidente accadrà in quella parte che sarà più vicina al sole, cioè che parrà più sotto il sole; e nelle parti opposite farà il contrario a tempo chiaro, ed a tempo nebuloso farà il contrario de' tempi belli.
disegno Leonardo

904. Degli alberi veduti di sotto.

Degli alberi veduti di sotto e contro al lume l'uno dopo l'altro vicinamente, la parte ultima del primo sarà trasparente e chiara in gran parte, e campeggierà nella parte oscura dell'albero secondo, e cosí faranno tutti successivamente, che saranno situati con le predette condizioni. s sia il lume, r sia l'occhio, cdn sia l'albero primo, abc sia il secondo; dico che r, occhio, vedrà la parte cf in gran parte trasparente e chiara, per il lume s che la vede dall'opposita parte, e la vedrà in campo oscuro bc, perché tale oscurità è l'ombra dell'albero abc. Ma se l'occhio è situato in f, esso vedrà op oscuro nel campo chiaro ng. Delle parti ombrose trasparenti degli alberi la più vicina a te è più oscura.
disegno Leonardo

905. Descrizione dell'olmo.

Questa ramificazione dell'olmo ha il maggior ramo nella sua fronte, e i minori sono il primo e il penultimo, quando la maestra è dritta. Il nascimento dell'una foglia all'altra è la metà della maggior lunghezza della foglia, alquanto manco, perché le foglie fanno intervallo, ch'è circa il terzo della larghezza di tal foglia. L'olmo ha le sue foglie più presso alla cima del suo ramo che al nascimento, e le loro larghezze poco variano dal risguardare ad un medesimo aspetto. Nelle composizioni degli alberi fronzuti sii avvertito di non replicare troppe volte un medesimo colore di una pianta, che campeggi sopra il medesimo colore dell'altra pianta, ma variale con verdura più chiara, o più scura, o più verde. Sempre la foglia volge il suo dritto inverso il cielo, acciò possa meglio ricevere con tutta la sua superficie la rugiada, che con lento moto discende dall'aria; e tali foglie sono in modo compartite sopra i loro rami, che l'una occupa l'altra meno che sia possibile coll'intrecciarsi l'una sopra dell'altra, come si vede fare all'edera che cuopre i muri; e tale intrecciamento serve a due cose, cioè a lasciare gl'intervalli perché l'aria ed il sole possano penetrare infra loro; la seconda, che le goccie che cadono dalla prima foglia possano cadere anco sopra la quarta e la sesta degli altri rami.

906. Delle foglie del noce.

Le foglie del noce sono compartite per tutto il ramiculo di quell'anno, e sono tanto più distanti l'una dall'altra e con maggior numero, quanto il ramo dove tal ramiculo nasce è più giovane, e sono tanto più vicine ne' loro nascimenti e di minor numero, quanto il ramiculo dove nascono è nato in ramo più vecchio. Nascono i suoi frutti in estremo del suo ramiculo, ed i rami maggiori sono disotto al lor ramo, dove nascono; e questo accade, perché la gravità del suo umore è più atta a discendere che a montare, e per questo i rami che nascono sopra di loro, che vanno inverso il cielo, son piccoli e sottili, e quando il ramiculo guarda inverso il cielo, le foglie sue si dilatano dal suo estremo con eguali partizioni colle loro cime; e se il ramiculo guarda all'orizzonte, le foglie restano spianate; e questo nasce perché le foglie universalmente tengono il rovescio loro volto alla terra.

907. Degli aspetti de' paesi.

Quando il sole è all'oriente, tutte le parti illuminate delle piante sono di bellissima verdura; e questo accade perché le foglie illuminate dal sole dentro alla metà dell'orizzonte, cioè la metà orientale, sono trasparenti. E dentro al semicircolo occidentale le verdure hanno tristo colore all'aria umida e torba di color cenere scura, per non essere trasparente come l'orientale, la quale è lucida, e tanto più, quanto essa è più umida.

908. Della trasforazione delle piante in sé.

La trasforazione dell'aria ne' corpi delle piante, e la trasforazione delle piante infra l'aria in lunga distanza non si dimostrano all'occhio, perché, dove con fatica si comprende il tutto, con difficoltà si conoscono le parti, ma si fa un misto confuso, il quale partecipa più di quel ch'è maggior somma. I traforamenti dell'albero sono di particole di aria illuminata, le quali sono assai minori della pianta, e però prima si perdono di notizia ch'essa pianta; ma non resta per questo che esse non vi sieno, onde per necessità si fa un misto di aria e dell'oscuro dell'albero ombroso, il quale insieme concorre all'occhio che vede.

909. Degli alberi che occupano le trasforazioni l'un dell'altro.

disegno Leonardo Quella parte dell'albero sarà men trasforata, alla quale si oppone di dietro infra l'albero e l'aria maggior somma di altro albero; come nell'albero a non si occupa trasforazione, né in b, per non esservi alberi di dietro; ma in c vi è sol la metà trasforato; cioè co occupato dall'albero d, occupato dall'albero e (L'edizione viennese propone di correggere: "cioè co perché il resto è occupato dall'albero d, di cui parte è occupato dall'albero e," ecc.); e poco più oltre tutta la trasforazione corporale degli alberi è persa. L'occhio posto di dietro alla fuga del vento non vedrà mai nessuna foglia di qualunque pianta, se non da rovescio, salvo quelle di que' rami che sotto il vento risguardano esso vento, o le foglie de' lauri o d'altre piante, che han forte appiccatura.

910. Precetti di piante e verdure.

Molto più chiari paiono gli alberi ed i prati risguardando quelli di dietro alla fuga del vento, che inverso il suo avvenimento; e questo nasce perché ciascuna foglia è più pallida da rovescio che dal suo dritto; chi le guarda di dietro alla fuga del vento, le vede da rovescio, e chi le risguarda incontro all'avvenimento del vento, le vede ombrose, perché i loro estremi si piegano e adombrano inverso il loro mezzo, ed oltre a questo si veggono per il verso del loro diritto. La somma dell'albero sarà più piegata dalla percussione del vento, la quale ha i rami più sottili e lunghi, come salici e simili. Se l'occhio sarà infra l'avvenimento e la fuga del vento, gli alberi gli mostreranno più spessi i loro rami di vêr l'avvenimento di esso vento che di vêr la fuga; e questo nasce perché il vento, che percuote le cime di essi alberi ad esso volte, le appoggia agli altri rami più potenti, onde quivi si fanno spessi e di poca trasparenza; ma i rami oppositi percossi dal vento che penetra per la trasforazione dell'albero, si rimovono dal centro della pianta e si rarificano. Delle piante di eguale grossezza ed altezza, quella sarà più piegata dal vento, della quale gli estremi de' suoi rami laterali manco sono rimossi dal mezzo di tal pianta; e questo è causato perché la remozione de' rami non fa scudo al mezzo della pianta contro all'avvenimento o percussione del vento. Quegli alberi sono più piegati dal corso del vento i quali sono più alti. Le piante che saranno più spesse di foglie più saranno piegate dalla percussione del vento. Nelle grandi selve e nelle biade e prati saranno vedute le onde fatte dal vento non altrimenti che si veggono nel mare o nei pelaghi. Quella pianta farà più oscura ombra, che sarà di più spesse e grosse foglie, come il lauro e simili. Le diritture de' rami, che non son vinti dal peso delle foglie o de' frutti, tutte si drizzano al centro della loro ramificazione. Tutte le grossezze de' rami che ciascun albero mette anno per anno, essendo ciascuno annale per sé messo insieme, saranno eguali al primo pedale. I pedali delle vecchie piante nate in luoghi umidi ed ombrosi sempre saranno vestiti di verde lanugine. L'albero più giovane ha più pulita scorza che il vecchio. I rami superiori delle piante saranno più copiosi di foglie che gl'inferiori. Le parti esteriori delle selve hanno le piante più copiose di foglie che le interiori. I fondi di quelle selve saranno manco erbosi, le quali saranno più spesse.

911. Del comporre in pittura il fondamento de' colori delle piante.

Modo di comporre in pittura i fondamenti de' colori delle piante che campeggiano nell'aria: falle come tu le vedi di notte a poco chiarore, perché tu le vedrai egualmente di un colore oscuro trasforate dal chiarore dell'aria; e cosí vedrai la loro semplice figura spedita senza impedimento di varî colori di verde chiaro o scuro.

912. Precetto.

Delle ramificazioni delle piante, alcune ne sono acute, alcune rotonde. Le più grosse cime delle ramificazioni degli alberi mettono maggiori foglie, o maggior quantità, che nessun altro estremo di ramo. Sempre le cime delle ramificazioni sono quelle che prima si empiono di foglie. Le più grosse cime de' rami sempre sono le maestre de' maggiori rami degli alberi; e cosí di converso le più sottili cime di essi rami sono più remote da esse maestre di tali rami.

913. Precetto delle piante.

De' rami, ovvero delle loro piante, alcune ne sono integralmente condotte dalla natura, ed alcune sono impedite per mancamento naturale; e queste si seccano per sé o tutte o in parte, ed alcune mancano di loro naturale quantità per tagliamenti fatti dagli uomini, ed alcune per rompimenti di saette o di venti, od altre tempeste. Gli alberi che nascono presso alle marine che sono scoperte ai venti son tutti piegati dal vento, e cosí piegati crescono e cosí restano.

914. Delle erbe.

Delle erbe, alcune ne sono all'ombra ed alcune al lume; e se l'occhio è di verso le ombre, vedrà le erbe ombrose avere per campo la chiarezza delle erbe illuminate; e se l'occhio è di verso il lume, vedrà le erbe illuminate aver per campo l'oscurità delle erbe ombrose.

915. Delle foglie.

Della chiarezza delle foglie, alcuna n'è per la sua trasparenza, perché sono interposte infra l'occhio ed il lume, ed alcuna n'è della semplice illuminazione dell'aria, ed alcuna è che riceve lustro. La foglia trasparente mostra più bel colore che non il suo naturale; l'illuminata dall'aria lo mostra di più vero colore; il lustro partecipa più del colore dell'aria che si specchia nella densità della superficie della foglia che del suo natural colore. Quella foglia che è di superficie pelosa non riceve lustro. Quel cespo sarà manco ombroso che sarà più raro e di ramificazione più sottile. Delle foglie delle erbe, quella sarà più frappata che sarà più presso alla sua semenza, e la men frappata sarà più vicina al suo nascimento.

916. Precetto del contraffare il color delle foglie.

Quelli che si vogliono non integralmente fidare del loro giudizio nel contraffare i veri colori delle foglie debbono pigliare una foglia di quell'albero che si vuol contraffare e sopra di quella fare le loro mistioni; e quando essa mistione non sarà conosciuta in differenza dal colore di tal foglia, allora tu sarai certo che tal colore è d'intera imitazione della foglia; e cosí puoi fare nelle altre che vuoi imitare.

Parte settima
DE' NUVOLI.


917. De' nuvoli.

Le nuvole sono nebbie tirate in alto dal caldo del sole, e la loro (si arresta.) dove il loro acquistato peso si fa di potenza eguale al suo motore; e l'acquistato peso nasce dalla loro condensazione, e la condensazione ha origine dal calore ch'è in esse infuso, che si rifugge dagli estremi che si trovano penetrati dal freddo della mezza regione dell'aria; e l'umidità seguita il caldo che lassù la condusse, in qualunque parte esso caldo si fugge; e perché si fugge inverso il mezzo di ciascuna globosità de' nuvoli, esse globosità si condensano con terminate superficie ad uso di dense montagne, e pigliano le ombre mediante i raggi solari che lassù le percuotono. I nuvoli si dimostrano alcuna volta ricevere i raggi solari, ed illuminarsi a modo di dense montagne, ed alcuna volta i medesimi restare oscurissimi, senza variare in alcuna lor parte essa oscurità; e questo nasce per le ombre che lor fanno quegli altri nuvoli, che loro tolgono i raggi solari, interponendosi infra il sole ed essi nuvoli oscurati.

918. Del rossore de' nuvoli.

Quel rossore nel quale si tingono i nuvoli, con tanto minore o maggior rossore nasce, quando il sole si trova agli orizzonti da sera o da mattina, e perché quel corpo che ha alquanto trasparenza è alquanto penetrato dai raggi solari, quando esso sole si dimostra da sera o da mattina, e perché quelle parti de' nuvoli che sono inverso gli estremi delle loro globosità sono più sottili in grossezza che nel mezzo di essa globosità, i raggi solari li penetrano con più splendente rossore che quelle parti grosse, che restano oscure per essere impenetrabili da tali raggi solari; e sempre i nuvoli son più sottili ne' contatti delle loro globosità che in mezzo, come qui di sopra è provato; e per questo il rossore de' nuvoli è di varie qualità di rosso. Dico che l'occhio interposto infra le globosità de' nuvoli ed il corpo del sole vedrà i mezzi di esse globosità essere di maggior splendore, che in alcuna altra parte; ma se l'occhio è da lato, in modo che le linee che vengono dalle globosità all'occhio e dal sole al medesimo occhio facciano congiunzione minore dell'angolo retto, allora il lume massimo di tali globulenze de' nuvoli sarà negli estremi di esse globulenze. Quel che qui si tratta del rossore de' nuvoli, s'intende essendo il sole di retro ai nuvoli; ma se il sole è dinanzi ai medesimi nuvoli, allora le globosità loro saranno di maggior splendore che ne' loro intervalli, cioè nel mezzo delle globosità e concavità; ma non ne' lati, che veggon l'oscurità del cielo e della terra.

919. Della creazione de' nuvoli.

I nuvoli sono creati da umidità infusa per l'aria, la quale si congrega mediante il freddo che con diversi venti è trasportato per l'aria; e tali nuvoli generano venti nella loro creazione, siccome nella loro distruzione; ma nella creazione si generano, perché lo sparso e vaporato umido nel concorrere alla creazione de' nuvoli lascia di sé vuoto il luogo donde si fuggí; e perché non si dà vacuo in natura, egli è necessario che le parti dell'aria circostante alla fuga dell'umido riempiano di sé il principiato vacuo: e questo tal moto è detto vento. Ma quando mediante il calore del sole tali nuvoli si risolvono in aria, allora si genera contrario vento, creato dalla distruzione ed evaporazione del composto nuvolo; e l'uno e l'altro accidente, com'è detto, sono causati di vento. E tali venti si generano in ogni parte dell'aria, ch'è alterata dal caldo o dal freddo, ed il moto loro è retto e non è curvo, come vuole l'avversario; perché, se fosse curvo, non bisognerebbe alzare o abbassare le vele ai navigli, per cercare dell'alto o basso vento; anzi, quella vela che fosse percossa da un vento sarebbe al continuo accompagnata da esso vento infinché durasse; il che in contrario ci mostra l'esperienza, nel vedere percossa la pelle dell'acqua in diverse parti di un medesimo mare, con brevi e corti moti dilatabili, manifesti segni che da diversi luoghi con diverse obliquità di moti discendono i venti d'alto in basso; e tali moti si disgregano per diversi aspetti dai loro principî; e perché il mare ha superficie sferica, molte volte le onde scorrono senza vento, poiché l'alzato vento le abbandona, onde esse si muovono col principiato impeto.

920. De' nuvoli e loro gravità e levità.

Il nuvolo è più lieve dell'aria che gli sta di sotto, ed è più greve dell'aria che gli sta di sopra.

921. Perché della nebbia si fa nuvoli.

La nebbia percossa da varî corsi di venti si condensa e si fa nuvolo con varie globulenze.

922. Dell'aria tutta nuvolosa.

L'aria tutta nuvolosa rende sotto sé la campagna più chiara o più oscura, secondo le minori o maggiori grossezze de' nuvoli che s'interpongono infra il sole ed essa campagna. Quando l'aria ingrossata che s'interpone infra il sole e la terra sarà di uniforme grossezza, tu vedrai poca differenza dalle parti illuminate alle ombrate di qualunque corpo.

923. Dell'ombra de' nuvoli.

Facciansi le ombre de' nuvoli sopra la terra cogl'intervalli percossi dai raggi solari, con maggiore o minor splendore, secondo la maggiore o minor trasparenza di essi nuvoli. I nuvoli sono di tanto maggior rossore, quanto essi sono più vicini all'orizzonte, e sono di tanto minor rossore, quanto essi sono più remoti da esso orizzonte.

924. De' nuvoli.

Quando i nuvoli s'interpongono infra il sole e la campagna, le verdure de' boschi si dimostreranno di ombre di poca oscurità, e le differenze infra loro ed i lumi saranno di poca varietà di oscurità o chiarezza; perché, essendo illuminate dalla gran somma del lume del loro emisfero, le ombre sono cacciate e rifuggite inverso il centro degli alberi, ed inverso quella parte di loro che si mostra alla terra.

925. De' nuvoli sotto la luna.

Il nuvolo che si trova sotto la luna è più scuro che qualunque altro, ed i più remoti sono più chiari, e la parte del nuvolo ch'è trasparente dentro ed infra gli estremi di esso nuvolo, par più chiara che alcun'altra simile parte ch'è nelle trasparenze de' nuvoli più remoti; perché in ogni grado di distanza il mezzo dei nuvoli si fa più chiaro, e le lor parti chiare si fanno più opache rosseggianti di mortificato rossore; e gli estremi delle loro oscurità entranti nella trasparente loro chiarezza sono di termini fumosi e confusi; ed il simile fanno gli estremi delle loro chiarezze che terminano coll'aria. Ed i nuvoli di piccola grossezza son tutti trasparenti, e più inverso il mezzo che negli estremi, ch'è colore morto rosseggiante in colore rozzo e confuso. E quanto i nuvoli sono più discosti dalla luna, il loro lume è più albo, che avanza intorno all'ombrosità del nuvolo, e massime di verso la luna, e quel ch'è sottile non ha nigredine e poco albore, perché in esso penetra la oscurità della notte che si mostra nell'aria.

926. De' nuvoli.

Fa che i nuvoli facciano le loro ombre in terra, e fa i nuvoli di tanto maggior rossore, quanto e' sono più vicini all'orizzonte.


Parte ottava
DELL'ORIZZONTE.

927. Qual sia il vero sito dell'orizzonte.

disegno LeonardoSono gli orizzonti di varie distanze dall'occhio, conciossiaché quello è detto orizzonte dove la chiarezza dell'aria termina col termine della terra, ed è in tanti siti veduto d'un medesimo perpendicolare sopra il centro del mondo, quante sono le altezze dell'occhio che il vede; perché l'occhio, posto alla pelle del mare quieto, vede esso orizzonte vicino un mezzo miglio o circa; e se l'uomo s'innalza coll'occhio, quant'è la sua universale altezza, l'orizzonte si vede remoto da lui sette miglia, e cosí in ogni grado di altezza scopre l'orizzonte più remoto da sé, onde accade che quelli che sono nelle cime degli alti monti vicini al mare vedono il cerchio dell'orizzonte molto remoto da loro; ma quelli che sono infra terra non hanno l'orizzonte con eguale distanza, perché la superficie della terra non è egualmente distante dal centro del mondo, onde non è di perfetta sfericità, com'è la pelle dell'acqua; e quest'è causa di tal varietà di distanze infra l'occhio e l'orizzonte. Mai l'orizzonte della sfera dell'acqua sarà più alto delle piante de' piedi di colui che il vede stando in contatto con esse piante col contatto che ha il termine del mare col termine della terra scoperta dalle acque. L'orizzonte del cielo alcuna volta è molto vicino, e massime a quello che si trova a lato alle sommità de' monti, e lo vede generare nel termine di essa sommità; e voltandosi indietro all'orizzonte del mare lo vedrà remotissimo.
Molto distante è l'orizzonte che si vede nel lito del mare di Egitto; riguardando pel corso l'avvenimento del Nilo inverso l'Etiopia colle sue pianure laterali, si vede l'orizzonte confuso, anzi incognito, perché v'è tre mila miglia di pianura che sempre s'innalza insieme coll'altezza del fiume, e s'interpone tanta grossezza d'aria infra l'occhio e l'orizzonte etiopico, che ogni cosa si fa bianca; e cosí tale orizzonte si perde di sua notizia. E questi tali orizzonti fanno molto bel vedere in pittura. Vero è che si deve fare alcune montagne laterali con gradi di colori diminuiti, come richiede l'ordine della diminuzione de' colori nelle lunghe distanze. Ma per dimostrare che la piramide de' prospettivi abbraccia spazio infinito, noi immagineremo ab occhio, il quale taglia i gradi di una distanza infinita dnmop, e li taglia con le linee visuali nella parete cd, le quali linee visuali in ogni grado di distanza del lor nascimento acquistano altezza in essa parete cd, né mai perverranno all'altezza dell'occhio; e per essere cd parete di una quantità continua, essa è divisibile in infinito e mai sarà ripiena delle linee visuali, ancoraché la lunghezza di tale ultima linea fosse infinita; né mai vi giungerai con una linea parallela, ancoraché lo spazio bs fosse infinito. Le figure che poco diminuiscono poco sono remote dall'occhio, onde per necessità sempre il termine naturale dell'orizzonte si scontra nell'occhio della figura ritratta, com'è la figura at che vede la figura ru vicina a sé nella parte più estrema della piramide atb, cioè ru è minore che at; ma questa tal piramide non è quella che dimanda la prospettiva; conciossiaché quella non si dà in pratiche per avere essa spazio infinito dalla base alla sua punta, e questa di sopra ha sette miglia da essa base alla detta punta.
disegno Leonardo

928. Dell'orizzonte.

L'orizzonte del cielo e della terra finisce in una medesima linea. Provasi, e sia la sfera della terra dnm, e la sfera dell'aria arp, e l'occhio d'esso veditore dell'orizzonte della terra sia b, ed f è il detto orizzonte della terra, nel quale finisce la veduta dell'aria, e pare che a, aria, sia congiunta con f, terra.

929. Del vero orizzonte.disegno Leonardo

Il vero orizzonte ha da essere il termine della sfera dell'acqua, la quale sia immobile, perché tale immobilità statuisce superficie equidistante al centro del mondo, come a suo luogo sarà provato. Se il cielo e la terra fossero di piana superficie con inframmissione di spazio equidistante, senza dubbio l'orizzonte de' prospettivi sarebbe all'altezza di quell'occhio che lo vede; ma tali spazi paralleli sarebbe necessario fossero d'infinita distanza, s'essi avessero a parere all'occhio concorrere in linea, cioè in contatto; e questo contatto sarebbe all'altezza dell'occhio di esso risguardatore; ma perché la terra avrebbe minor quantità di piano che non sarebbe quello del cielo, egli accadrebbe che quando la planizie del cielo avesse il suo ultimo termine disceso al pari dell'occhio, l'orizzonte della terra sarebbe alzato all'ombilico del medesimo riguardatore, e per questo non concorrono al medesimo occhio; ma perché tal cielo e terra non sono divisi da spazio di parallela, o vo' dire equidistante planizie, ma di disegno Leonardospazio convesso nella parte del cielo, e concavo nella parte che veste la terra, egli accade che ogni parte che ha la superficie della terra può essere orizzonte, il che accadere non può essendo piani il cielo e la terra, come si mostra nel cielo ab e nella terra fe, essendo l'occhio in g e la parete cd, dove gli orizzonti a f del cielo e della terra piani si tagliano ne' punti n m.

930. Dell'orizzonte.

disegno LeonardoL'orizzonte non sarà mai eguale all'altezza dell'occhio che lo vede. Quella figura ch'è più presso all'orizzonte avrà esso orizzonte più vicino a' suoi piedi stando tu saldo che lo guardi. Quella cosa è più alta ch'è più distante dal centro del mondo. Adunque la linea retta equigiacente non è di eguale altezza, e per conseguenza non è equigiacente; onde, se dirai una linea di eguale altezza, non s'intenderà che essa sia altro che curva. Se a b sono due uomini, l'orizzonte n verrà al pari della loro altezza.
disegno Leonardo

931. Dell'orizzonte.

Se la terra è sferica, mai l'orizzonte perverrà all'altezza dell'occhio che sarà più alto che la superficie della terra. Diciamo che l'altezza dell'occhio sia nm, e che la linea giudiciale, ovvero parete, sia br, ed a sia l'orizzonte, e che la linea grh sia la curvità della terra; dico adunque, che l'orizzonte, secondo la rettitudine di afk, è più basso che i piedi dell'uomo tutto mf, e più basso, secondo la volta della terra, tutto bo.
disegno Leonardo

932. Se l'occhio che vede l'orizzonte marittimo, stando co' piedi alla pelle di esso mare, vede esso orizzonte più basso di sé.

L'orizzonte marittimo si mostrerà tanto più basso dell'occhio di quel che tiene i piedi ai termini dell'acqua di esso mare, quanta è l'altezza ch'è dall'occhio del veditore di esso orizzonte a' suoi piedi. Provasi: n sia la riva del mare, an è l'altezza dell'uomo che vede l'orizzonte marittimo in o, dove la linea centrale del mondo mo cade perpendicolare nella linea visuale ar che termina in o, superficie del mare, per la definizione del cerchio; la centrale am eccede la centrale om con tutto l'eccesso an, ch'è la distanza dai piedi dell'uomo a' suoi occhi.

933. Dell'orizzonte specchiato nell'acqua corrente.disegno Leonardo

L'acqua che corre infra l'occhio e l'orizzonte non rifletterà ad esso occhio tale orizzonte, perché l'occhio non vede quel lato dell'onda il quale è veduto dall'orizzonte, né l'orizzonte vede quel lato dell'onda ch'è veduto dall'occhio. Adunque, per la sesta di questo è concluso il nostro proposito, la quale sesta dice, ch'è impossibile che l'occhio vegga il simulacro, dove non vede la cosa reale e l'occhio in un medesimo tempo. Sia l'onda cb, e l'occhio a, e l'orizzonte d; dico che l'occhio a, non vedendo i lati dell'onda bg, non vedrà ancora il simulacro del d che in tale lato si specchia.

934. Dove l'orizzonte si specchia nell'onda.

disegno LeonardoSi specchierà l'orizzonte, per la sesta di questo, nel lato veduto dall'orizzonte e dall'occhio, come si dimostra l'orizzonte f veduto dal lato dell'onda bc, il qual lato è ancora veduto dall'occhio. Adunque tu, pittore, ch'hai a figurare la inondazione dell'acqua, ricordati che da te non sarà veduto il colore dell'acqua essere altrimenti chiaro o scuro, che si sia la chiarezza o l'oscurità del sito dove tu sei, insieme misto col colore delle altre cose che sono dopo te.

935. Perché l'aria grossa vicina all'orizzonte si fa rossa.

Si fa l'aria rossa cosí all'orizzonte orientale come all'occidentale, essendo grossa, e questo rossore si genera infra l'occhio ed il sole. Ma il rossore dell'arco celeste si genera stando l'occhio infra la pioggia ed il sole; e la causa dell'uno è il sole e l'umidità dell'aria; ma del rossore dell'arco sono causa il sole, la pioggia e l'occhio che il vede. Il qual rossore, insieme cogli altri colori, sarà di tanto maggiore eccellenza, quanto la pioggia sarà composta di più grosse gocciole. E quanto tali gocciole sono più minute, tanto essi colori sono più morti; e se la pioggia è di natura di nebbia, allora l'arco sarà bianco integralmente scolorito; ma l'occhio vuol essere infra la nebbia ed il sole.

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